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 2018  luglio 08 Domenica calendario

Donne e sesso: il testo femminista mai uscito

Tra l’11 ottobre e il 16 dicembre 1932 Virginia Woolf scrisse La famiglia Pargiter, un curioso romanzo-saggio costituito da cinque capitoli e sei riflessioni critiche di supporto. Una formula, questa, abbastanza difficile da consegnare al suo pubblico di lettori, già abituati alla straordinaria profondità psicologica e descrittiva di Gita al faro o della Signora Dalloway, ma che, in ogni caso, può apparire come un tentativo sperimentale di mostrare lo spaccato dei meccanismi compositivi e ideologici della sua narrativa. Di questo testo ci è rimasto un complesso manoscritto, su fogli azzurrini, denso di correzioni, di considerazioni a margine, di aggettivazioni sovrapposte e cassate, di conti (qualcuno sbagliato) sulle età di riferimento dei personaggi.
L’idea, come sappiamo dal suo diario, era di scrivere qualcosa sulla «vita sessuale delle donne». Un compito non facile, nel contesto sociale del suo tempo, che avrebbe potuto sfociare in una fuga in avanti nell’uso di terminologie trasgressive, quasi a testimoniare, paradossalmente, una libertà espressiva che in realtà l’Inghilterra degli anni trenta non possedeva ancora. Forse per questa ragione, e anche per via di una “macchinosità” che andava ben oltre le sue innovazioni contenutistiche, l’esperimento abortì, rimanendo sulla carta e diventando una sorta di laboratorio creativo di un vero e proprio romanzo, Gli anni, uscito in seguito, nel 1937. Gli anni, infatti, ingloba nella prima parte, intitolata 1880, le sezioni descrittive di questo pre-testo, di cui non era soddisfatta, ritenendolo un’imprecisa commistione fra «un granito e un arcobaleno», cioè tra fatti e immaginazione. 
Negli intenti della scrittrice inglese La famiglia Pargiter avrebbe dovuto costituire il seguito di Una stanza tutta per sé, il suo saggio sull’emancipazione femminile uscito pochi anni prima nel 1929, in cui, come è noto, Woolf postula, come presupposto di indipendenza, l’avere un «proprio luogo di raccoglimento sociale» e una buona rendita di 500 sterline all’anno. Lo apprendiamo da una lettera del 20 gennaio 1931, in cui si legge: «Proprio ora, facendo il bagno, ho concepito un nuovo libro – il seguito di Una stanza tutta per sé — da intitolarsi forse Professioni per donne». Un titolo che le deve essere sembrato troppo didascalico, tant’è che lo cambiò con l’indicazione precisa d’una famiglia borghese – i Pargiter per l’appunto – doviziosamente descritta entro un nitido cameo vittoriano attraverso i pensieri e le esperienze dei suoi componenti (Eleanor, Milly, Delia, giovani donne inquiete alle prese con il binomio «amore-denaro», ed Edward rampollo privilegiato sulla scena di Oxford). 
La famiglia Pargiter è stata dimenticata fra le carte della Woolf presso la Biblioteca di New York per essere riscoperta, mezzo secolo dopo, dallo studioso Mitchell A. Leaska. Ed è indubbio che contribuisca a illuminare Una stanza tutta per sé. Nasce, infatti, come conseguenza d’una conferenza che la scrittrice avrebbe dovuto tenere (probabilmente simile a quella che le permise di riunire gli appunti nel suo saggio più famoso) e ne riprende, raccordandoli alla parte fattuale, alcuni motivi. Che sono quelli del ruolo lavorativo e intellettuale della donna nel 1880, alle prese con una rete schiacciante di inibizioni e di costrizioni, un ruolo paragonato alle lotte femministe degli anni venti e trenta (si cita più volte Ethel Smyth, combattiva leader del movimento delle Suffragette, amica della scrittrice). La narrazione (non il corpus dei sei saggi di riferimento) ci mostra una Woolf felicemente descrittiva, capace di collegare perfettamente la psicologia delle sue donne con gli ambienti in cui sono racchiuse (letteralmente “rac-chiuse”). L’abitazione borghese dei Pargiter, in Abercorn Terrace nel West End, è illustrata come un contenitore di turbamenti e di frustrazioni sessuali (le ragazze distinguono tra «l’amore di casa» e quello «di strada», intendendo nel secondo caso l’amore «spiato» dalle finestre attraverso le frequentazioni dei giovanotti da marito nelle famiglie limitrofe). In un contesto i cui una giovane non può uscire liberamente da sola o non può neanche lasciarsi intravedere per caso alla finestra «in camicia da notte».
Le cose, come sottolinea Woolf parlando alle donne d’inizio anni trenta nel “contro-testo” saggistico, sono però cambiate, anche se resta molta strada da fare. Per esempio il problema della castità langue ancora intatto e la voce “femminilità” sull’Oxford Dictionary continua a recitare: «Qualità che ha pertinenza con la donna: pudore, compassione e garbo». Pure, nel 1932 le professioni femminili si sono ampliate notevolmente e l’accesso a collegi riservati ha dato loro maggiori chance. E ciò significa che, per avere a disposizione quella «stanza tutta per sé», le donne ora sono in grado di pagarne l’affitto. Non tutte, infatti, possono permettersi, come nel caso di Virginia, una rendita di 500 sterline.
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La famiglia Pargiter
Virginia Woolf