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 2018  luglio 08 Domenica calendario

L’orologio che ha scandito il tempo di Re e Presidenti


Sono gli ultimi anni del Seicento quando Vittorio Amedeo II, all’epoca duca di Savoia, fa commissionare a Parigi a Gilles Martinot, il più famoso orologiaio della corte del re Sole, una magnifica pendola quadrangolare. Un gioiello di meccanica, ma anche di ricchezza. La cassa, di legno, è intarsiata in bronzo dorato e tartaruga. L’orologio viene collocato nell’appartamento ducale a Torino a segnare le ore nel passaggio tra il titolo ducale e quello reale. Lo stesso orologio, oggi, trecento anni dopo, scandisce l’orario degli appuntamenti del Presidente della Repubblica italiana nell’appartamento presidenziale del Quirinale, a Roma.
«Da Vittorio Amedeo II a Sergio Mattarella il Martinot sabaudo ha suonato le ore di undici re e dodici presidenti», spiega Marco Lattanzi, storico dell’arte presso il Segretariato generale del Quirinale e curatore della mostra che chiude oggi, proprio al Quirinale, in cui il Martinot è esposto con altri 47 orologi della collezione quirinalizia provenienti dalle regge italiane preunitarie.
Mai mostrati al pubblico
Quando Vittorio Emanuele II arriva a Roma, nel 1870, si insedia al Quirinale, in precedenza abitato dai Pontefici, per farne il nuovo Palazzo Reale. Papa Pio IX si trasferisce al Vaticano lasciandolo desolatamente vuoto. I Savoia, così, devono riarredarlo e allestirlo, trasferendo dalle altre residenze gli arredi più preziosi, le tele più belle, i suppellettili più prestigiosi. Da Torino arrivano pezzi unici, come la celebre biblioteca del Piffetti, precedentemente a Villa della Regina e oggi nell’ambiente attiguo allo Studio alla Vetrata. Ovvero l’ufficio dove il Presidente parla in tv a Capodanno e dove riceve le delegazioni politiche in occasione delle consultazioni per formare un nuovo governo. Arrivano così, ovviamente, anche alcuni preziosi orologi. Tra questi i sei torinesi.
«Si tratta di esemplari inediti, mai visti prima dal pubblico», precisa Lattanzi mentre li illustra con orgoglio. Questo, ovviamente, a meno che non si sia mai stati ospiti del Presidente. Di certo questi orologi non sono stati pubblicati in libri e cataloghi, né esposti. A Torino si tenne nel 1988 una mostra sugli orologi sabaudi, ma solo con quelli – e non sono pochi – custoditi nelle regge piemontesi.
Smontato
Il Martinot, di certo il più prezioso, anche perché tra i più antichi, è rimasto esposto «esploso», ovvero completamente smontato in tutte le sue parti in restauro, per ammirarne il complesso meccanismo interno. «Tra i sei si segnala anche un raffinato orologio da mensola dell’inizio dell’800, realizzato in bronzo dorato e porcellana decorata con fiori policromi e un medaglione in porcellana celeste e bianca raffigurante una Fama», spiega Lattanzi. Molto probabilmente arrivò a Torino per volere di Camillo Borghese a Palazzo Chiablese. Oggi quello stesso orologio è collocato nel Salottino napoleonico, uno degli ambienti più aulici, al centro del percorso delle sale di rappresentanza del Quirinale. E ancora un orologio francese del 1789. «Viene realizzato dall’orologiaio Charles-Guillaume Manière, ha un basamento a sviluppo orizzontale, è in marmo bianco con finiture in bronzo dorato e una figura femminile abbigliata all’antica adagiata su un’edicola», conclude Lattanzi. È presumibile che arrivi a Torino per arredare i fastosi appartamenti realizzati al secondo piano di Palazzo Reale per il matrimonio di Vittorio Emanuele I con Maria Teresa d’Asburgo d’Este.