Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  luglio 08 Domenica calendario

LaMay e guerra delle cravatte

C’era una volta, in un vecchio film su bande di bambini rivali, la guerra dei bottoni. C’è ora a Londra, sullo sfondo della Brexit, la “guerra delle cravatte”. Anche questa sembra una bambinata, ma rappresenta una sfida importante. Boris Johnson, David Davis e Michael Gove, i tre ministri più brexitiani, non hanno indossato la cravatta, presentandosi in maniche di camicia al “gran consiglio” tenuto dal governo venerdì a Chequers, la residenza di campagna dei premier britannici. Tutti gli altri uomini presenti ce l’avevano. E le donne, a partire da Theresa May, erano vestite formalmente in tailleur.Un caso o un messaggio? Propende per la seconda ipotesi il Daily Mail, quotidiano ultra brexitiano: “tie” in inglese significa sia “cravatta” che “legame” e dunque tre uomini senza cravatta significano «no ties», niente legami, sottinteso con l’Unione Europea, l’argomento della lunga giornata di discussioni.I tre ministri in questione avevano minacciato di dimettersi, sostenendo che il nuovo piano presentato per l’occasione dalla leader conservatrice è un «tradimento» della Brexit, perchè vuole mantenere il Regno Unito troppo legato alla Ue.Accusati di compromettere interessi nazionali e minacciati a loro volta di licenziamento, alla fine i tre hanno appoggiato l’iniziativa.Ma la guerra tra May e i ribelli del suo partito non è finita, come sottolinea il messaggio in codice delle cravatte e un’indiscrezione del Times secondo cui, alla prossima insubordinazione, Johnson perderà il posto.La certezza è che Theresa May ha scoperto le carte, imboccando con risolutezza la strada della considdetta “soft Brexit”. Intervistata sabato dalla Bbc, la premier britannica si è detta perfino disponibile a un compromesso su una delle sue fin qui invalicabili linee rosse: non esclude più un trattamento preferenziale per i cittadini Ue che vogliono emigrare in Gran Bretagna (e viceversa per i britannici nei 27 paesi dell’Unione).«Riconosciamo che la gente vorrà continuare ad avere opportunità reciproche», afferma la premier.Il documento approvato a Chequers parla di un «sistema di mobilità» per permettere di richiedere permessi di studio e di lavoro: non sarà la piena libertà di movimento attuale, ma sarebbe un innegabile legame fra Londra e la Ue.Una “cravatta”, per dirla con Boris Johnson, che potrebbe risolvere il rebus della Brexit. E ridare un futuro politico a Theresa May.Domani Downing Street pubblicherà un “libro bianco” con i dettagli della proposta di May. C’è da scommettere che provocherà nuove polemiche.