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 2018  luglio 07 Sabato calendario

Intervista ad Alessandro Cattelan

Il suo show su Sky a settembre debutterà a teatro E in attesa di Sanremo sogna Paul McCartney Intervista di ROMA Da bravo provinciale, ha sognato in grande. Alessandro Cattelan da Tortona, 38 anni, da Mtv a X Factor passando per E poi c’è Cattelan, parla senza enfasi. «Mi piace fare le cose italiane strizzando l’occhio all’America». Lo show di Sky – con cui ha vinto il premio Flaiano come miglior conduttore (domani a Pescara) – debutterà in teatro. Prima della nuova stagione a gennaio, Cattelan prepara sei puntate al Franco Parenti di Milano; in onda in prime time dal 25 settembre su Sky Uno. E sta scrivendo una sit-com con Federico Giunta e Ugo Ripamonti di cui sarà protagonista nei panni di un ragazzo che ricostruisce la sua vita grazie ai social. Cattelan, come cambierà #EPCC in teatro? «Il teatro è un fiore all’occhiello. Tanta gente voleva venire a vedere il programma in studio ma si sta un po’ stretti. Possiamo permetterci di fare lo show in teatro e di riempirlo, c’è un’altra atmosfera. Le sei puntate dureranno il doppio, una bella sfida». Chi sogna di ospitare? «I miei sogni sono impraticabili: Bill Murray, Paul McCartney … In tv ho avuto la fortuna di conoscere persone che fanno parte della mia infanzia. Mi sono emozionato con Baglioni, perché mia madre cantava le sue canzoni. Da piccolo ascoltavo anche Bennato, Tozzi. Mamma era parrucchiera, nel negozio aveva una cassetta tipo compilation che portava in vacanza. Sentivamo trecento volte Total eclipse of the heart». È il miglior conduttore giovane: se le offrissero il Festival di Sanremo come lo farebbe? «Mi emozionerebbe farlo, è importante: con mia nonna ci sfidavamo a indovinare la classifica finale… Forse farei il Sanremo con meno ascolti, non sono convinto che sarebbe giusto per Rai 1. Ci porterei gli artisti che piacciono a me». Calcutta che canta “Paracetamolo”? «Gli chiederei di venire. Per quel mondo lì, che si chiama indie ma guida le classifiche, potrei essere un appiglio. Si sentirebbero protetti». Che rapporto ha con gli ascolti? «Cerco di stare nella mia bolla per cui evito di ammalarmi. Gli ascolti sono ancora il metro con cui si valutano le cose, ma chi ha tre milioni di follower su Instagram fa il suo percorso. Da noi conta la somma della settimana, è un programma ragionato che va oltre la tv: la clip con Ghali ha fatto 6 milioni di visualizzazioni, quella con Emma siamo lì… Non sempre i numeri corrispondono al successo». Ha ricevuto offerte da Rai e Mediaset? «Sì. Sono felice dove sto ma l’offerta non è stata posta nei termini giusti, il ragionamento era sui soldi. I soldi contano sempre ma oggi il progetto per me è più importante. Fra tre o quattro anni chissà». Come vede la tv generalista? «Ci sono cose interessanti in Rai. In altri casi vedo un po’ un ancoraggio al passato o una gestione del futuro macchinosa. Come quando veniva un amico a casa e tuo padre per fare il simpatico provava a parlare il vostro linguaggio…. Se fai così il pubblico scappa. Si cerca una rincorsa ai giovani, forse le tv generaliste farebbero bene a non inseguirli troppo». Di lei dicono che è garbato e sa rapportarsi anche col pubblico meno giovane. Si riconosce? «Una via di mezzo. Si sottovaluta che abbiamo riportato in auge la seconda serata, che era sparita. Quando abbiamo iniziato con #EPCC si facevano programmi in prima serata che duravano quattro ore». Vieni dalla provincia: è stata una spinta a farcela? «Se vivi in provincia hai voglia di uscirne, io non vedo l’ora di tornare. Mi trovo bene. Con il mio compagno di banco avevamo una vena di esibizionismo e demenzialità. Lui adesso lavora in banca e ha in mano i miei risparmi». Come spiega il successo di “X Factor”? «È curato nei dettagli, è glamour; le luci sono belle come le scenografie. È una gara di canto e gli italiani cantano tutti. Non sempre condivido le opinioni dei giudici. Ho un gusto ben definito, capisco di musica. A volte penso: che stanno dicendo? Altre siamo d’accordo. Dentro di me è come se fossi seduto con loro». L’arrivo di Asia Argento cosa porterà? «Porterà discussione, non passa inosservata. Occupa un volume importante ovunque la metti. Sono rimasto positivamente colpito dal suo approccio. È arrivata in un momento tragico della vita e ha trovato una grande forza. Una reazione che le persone giudicano, e non dovrebbero. Come fanno a mettersi nei suoi panni?». Quanto hanno contato per lei l’ambizione e la fortuna? «La fortuna tantissimo. Mi chiamò una persona al telefono fisso per il primo lavoro, se avesse risposto papà avrebbe riattaccato. Poi devi avere un ego grande per pensare di fare una tv che non esiste col tuo nome. E devi avere savoir faire, non chiamiamolo talento: devi saper fare quello che fai. Non tutti sono capaci». Il conduttore a cui si sente più vicino? «Sono cresciuto con Paolo Bonolis, la Gialappa’s, Fabio Volo. Bonolis saprebbe far funzionare anche le previsioni del meteo». Se dovesse smettere cosa farebbe? «Il mio sogno è accumulare tanta ricchezza da uscire la mattina per girare a piedi una città diversa. Vorrei vincere “Turista per sempre”, una vita senza orari».