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 2018  luglio 07 Sabato calendario

L’arresto del governatore Pittella

LA REPUBBLICA
GIULIANO FOSCHINI

Dal nostro inviato
matera
« Hanno fatto tutti schifo… È vomitevole. Io non ci dormo la notte, mi sento un verme… Ci stanno quei ragazzi che partecipano… Ci credono… E il problema è che anziché Leo Maggiore deve andare avanti Maria Benedetto che magari è più scarsa di Leo Maggiore, ma qui funziona così». E sì, a Matera funzionava proprio come racconta Maria Benedetto, la funzionaria che in quei concorsi era in commissione: vincevano soltanto i raccomandati. I raccomandati del presidente della Regione, Marcello Pittella, che indicava la lista dei suoi “ protetti”, e quelli per non sbagliare la segnavano di verde. I raccomandati degli allora potenti del Pd, il vice ministro all’Istruzione, Vito de Filippo, e degli Interni, Filippo Bubbico. I raccomandati del vescovo di Matera, Antonio Caiazzo. E agli atti ci sono anche segnalazioni del questore di Matera, Paolo Sirna, dell’ex deputato del Pd, Gaetano Piepoli e di alcuni magistrati. C’è l’ex senatrice del Pd, Lucia Esposito, «molto vicina al governatore campano De Luca», che vince un concorso a Matera. « Perché bisogna accontentare tutti » diceva il governatore Pittella, che da ieri è agli arresti.
Vile clientelismo
Lo ha ordinato la procura di Matera che ha messo ordine in una storia agghiacciante, per lo spaccato che ne offre, un «avvilente quadro di totale condizionamento della sanità pubblica da parte degli interessi privatistici e di vile asservimento a logiche clientelari politiche » scrive la Gip Angela Rosa Nettis, che ieri ha firmato l’ordine di arresto per 24 persone, più 8 con l’obbligo di dimora. In pratica la sanità lucana non esiste più. In carcere ci sono i direttori generali e amministrativi della Asl di Matera, Pietro Quinto e Maria Benedetto. E ai domiciliari altri tre manager. Arrestato anche il direttore generale della Asl di Bari, la più grande del Sud, Vito Montanaro, fedelissimo del presidente della Regione Michele Emiliano, accusato di aver assunto un suo protetto grazie a una graduatoria lucana. «Ci troviamo di fronte a una moltitudine di questuanti impegnati in un reciproco scambio di richieste illegittime [...] uno squallido e disarmante spaccato i cui protagonisti con disinvolta facilità si muovono con un senso di impunità » . Tra loro il presidente Pittella (ieri i 5 stelle hanno chiesto le sue dimissioni) «che detta le sue regole partitocratiche, trasmette i suoi elenchi, le sue liste “verdi”, le sue direttive».
I concorsi truccati
Si capisce che non sono parole campate in area leggendo le intercettazioni ambientali registrate nella stanza della Benedetto, che gestiva i concorsi. Dieci selezioni almeno sono state truccate. « Ho fatto un elenco, in verde ho evidenziato i suoi», riferito a Pittella, diceva. « Poi ho l’elenco con i nomi degli altri”. L’impresa era difficilissima perché i raccomandati erano « ciucci » , somari. Erano costretti così a fare due tipi di correzioni: una prima reale e una seconda con i voti alterati, distruggendo i verbali in macchine apposite. « Allora questo è segnalato, questo è segnalato » diceva la signora scorrendo gli elenchi intercettata, « vedi questo ha fatto un bel compito! Però non è segnalato da nessuno. È un casino perché nessuno dei verdi… Hanno fatto schifo!», riferendosi ai segnalati da Pittella. E così il giorno dopo: « Allora questo da 18 ( il voto dell’esame, ndr) passalo a 25», e così per tutti gli 8 segnalati. Tutti promossi. In realtà c’è un fortunato: Nunzio Benevento, a cui è stata data la sufficienza perché scambiato per Francesco Benevento, segnalato da Pittella e poi ritiratosi.
Il senatore-talpa
La banda a un certo punto smette però di “ lavorare”. Secondo la procura guidata da Pietro Argentino per una fuga di notizie, subito dopo l’incontro del direttore generale Quinto con un senatore del Partito democratico, Salvatore Margiotta, che però respinge le accuse: «Ci siamo visti per ragioni personali».
Quinto è comunque il vero protagonista. Alla Asl e non solo. Per esempio suo figlio, Giuseppe, è un fenomeno: «Anticipa di due sessioni la seduta di laurea, è capace di inanellare ben cinque esami fondamentali in soli quattro giorni in ragione di due e tre ogni giorno con il massimo dei voti ed è candidato in pectore ad ottenere il titolo di dottore di ricerca » ricostruisce il giudice.
Peccato però che riceva una tesi di laurea già pronta e che il suo professore, Agostino Meale, ordinario di Diritto costituzionale da ieri agli arresti, riceva dal padre una serie di consulenze. « Almeno datti una letta alla tesi » gli diceva il padre. « Che là devi dire due cose, dobbiamo fare anche il film. E poi il pranzo importante » . Tra gli invitati il presidente della Regione, Pittella, il rettore di Bari, Antonio Uricchio, e, per usare le parole di un loro amico, « mezzo Pil di Puglia e Basilicata ».
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CORRIERE DELLA SERA
Fiorenza Sarzanini
La linea del governatore della Basilicata Marcello Pittella era esplicita: «Dobbiamo accontentare tutti». E nell’elenco l’esponente di primo piano del Pd aveva inserito parenti e amici di parlamentari, politici locali, professionisti e prelati. È la «lista verde» dei raccomandati di quello che il giudice definisce nell’ordine di cattura «deus ex machina». Per ottenere il risultato falsificavano verbali di concorso, gonfiavano i punteggi dei candidati prescelti, consegnavano in anticipo le tracce delle prove.
I 14.000 contatti Pittella ordina e il direttore generale dell’Asm, l’azienda sanitaria di Matera, Pietro Quinto – che aveva fatto nominare nel 2015 – fa eseguire. Il giudice sottolinea come «l’impressionante numero di conversazioni e contatti telefonici, quasi 14.000 in meno di tre mesi, dimostra i rapporti di Quinto con membri del precedente governo nazionale, parlamentari anche oggi in carica e non, consiglieri e assessori regionali». Tra gli altri due esponenti del Pd: l’ex viceministro dell’Interno Filippo Bubbico per una raccomandazione e quello dell’Istruzione Vito De Filippo per soddisfare la richiesta che arriva direttamente dalla Curia. Ma si fa esplicito riferimento anche a due candidati vicini al governatore della Puglia Michele Emiliano e della Campania Vincenzo De Luca scelti perché «le assunzioni venivano decise al fine di ampliare il consenso elettorale e “scambiare” favori ai politici di pari schieramento che governano Regioni limitrofe».
Gli alti prelati Il giudice evidenzia «il caso di alti prelati della Chiesa che avrebbero raccomandato dei concorrenti nella selezione, riservata unicamente ai disabili, indetta dall’Asm per assumere 8 assistenti amministrativi» e la particolare vicinanza di Quinto all’ambiente ecclesiastico ritenuto da quest’ultimo un «buon partito», con cio alludendo non di certo al suo potere spirituale. Indicativa la conversazione intercettata il 27 maggio 2017 con il viceministro De Filippo nel corso della quale Quinto giustifica la sua insistenza nel soddisfare una raccomandazione a favore della sorella del Segretario del Vescovo di Matera Antonio Giuseppe Caiazzo, don Angelo Gallitelli, spiegando che certe cose «le fa per il suo bene» e che «qualche parola la spende, così sottacendo a un plausibile ritorno ragionevolmente anche in termini di un possibile consenso elettorale».
«Sono delinquenti» Per gli indagati i candidati senza raccomandazione sono «una inutile zavorra». Il 9 maggio 2017 Maria Benedetto, la presidente di commissione arrestata, sbotta: «Tutti i raccomandati hanno fatto tutti schifo, guarda e una, è vomitevole, ma dimmi tu come faccio io, come ca... faccio... vescovi, pure i vescovi, che dice che u’ vescovo... nessuno dei verdi... come ca... dobbiamo fare». Due settimane dopo, mentre corregge i compiti, dice: «Io... per fare questa cosa sto malissimo, ma come una sorella mi devi credere io non ci dormo la notte, ma non pensando a cosa può succedere, pensando proprio al mio intimo... come responsabile morale. Hai capito cosa voglio dire?... qualcuno a me dà fastidio che mi, mi ribolle il sangue... fare schifo... ti fa vergognare... io preferisco premiare un poveretto che almeno studia qualcosa e lo supera... mi sento un verme». Nel marzo precedente era stata una delle dirigenti a preoccuparsi: «Ora mi devo fare pure le... scannerizzare le carte, mi devo fare le fotocopie perche questi siccome sono delinquenti ancora quando io me ne sono andata, le fanno sparire, mica è la prima volta che hanno fatto queste cose, capito?».
La laurea comprata Una delle contestazioni a Quinto riguarda le consulenze affidate a un avvocato per far ottenere al figlio la laurea in giurisprudenza e la pratica presso uno studio. Scrive il giudice: «Dal libretto universitario di Giuseppe Quinto emerge che il 19 dicembre 2015 ha sostenuto l’esame di Diritto Amministrativo I e di Diritto Amministrativo 2, ottenendo per entrambi il voto di 30 e lode, e il 14 dicembre 2015 ha sostenuto ben 3 esami: Diritto Penale I, Diritto Penale 2, Diritto Privato Comparato per i quali ha ottenuto 28, 28 e 27».