La Stampa, 14 giugno 2018
Russia contro Arabia
La speranza di onorare il Paese organizzatore confina con il timore di non rivelarsi all’altezza. La Nazionale russa è sospesa tra orgoglio e inquietudine, al di là della sicurezza che traspare dalle parole del commissario tecnico Stanislav Cherchesov: «Batteremo l’Arabia Saudita perché lo vogliamo con tutte le nostre forze».
Poche individualità
Dovrà battere anche lo scetticismo, alimentato da lunghi anni oscuri: dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica, un unico lampo all’Europeo del 2008, quando la squadra s’arrampicò in semifinale prima di cedere alla Spagna, poi vincente. Il Mondiale in casa, che comincia oggi – la partita, in programma alle 17 italiane allo stadio Luzhniki di Mosca, sarà preceduto dalla cerimonia inaugurale con Robbie William, la soprano Aida Garifullina e Ronaldo il fenomeno – è perfetto per lucidare un’immagine appannata, ma la qualità del gruppo non convince: poche individualità – su tutte il simbolo Adan Dzagoev e il giovane Aleksandr Golovin, corteggiato dalla Juventus – e nemmeno i gol di Aleksandr Kokorin, tagliato fuori da un infortunio. Dopo la sconfitta in amichevole con l’Austria, due settimane fa, il portiere Igor Akinfeev ha definito alla Tass «l’affaticamento una scusa».
Antichi fasti
A diffondere coraggio e fiducia, più del pronostico del gatto Achille, il girone morbido: Uruguay favoritissimo, secondo posto possibile.
Considerando l’Arabia una comparsa («Ma vogliamo essere protagonisti» promette il ct Juan Antonio Pizzi), si profila un duello scintillante con l’Egitto, che oltretutto ritrova Mohamed Salah, ieri in campo per il primo allenamento dopo l’infortunio subito il 26 maggio a Kiev nella finale di Champions League.
Nonostante i dubbi, la Russia ci crede, sogna un ritorno agli antichi fasti dell’Urss, dopo il cui crollo, al Mondiale, sono state vinte appena due partite con Tunisia e Camerun: per adesso, dell’epoca d’oro, è tornata la tonalità della maglia.