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 2018  giugno 12 Martedì calendario

Amore di Paz. Tutte le donne muse della sua (breve) vita

“Andrea ha iniziato a disegnare prima ancora di parlare. Le prime parole sono state ‘catta’ e ‘bia’, carta e matita, e capimmo che la cosa che preferiva fare era disegnare”. È così che ricorda suo figlio, Giuliana Di Cretico, madre del mitico Paz nel libro La femmina è meravigliosa – vita impaziente di Andrea Pazienza, del giornalista e scrittore pugliese Tony di Corcia, dal 21 giugno in libreria. La vita straordinaria di uno dei più grandi fumettisti italiani viene raccontata attraverso le parole delle donne della sua vita. Giuliana, Isabella, Lucilla, Francesca, Betta, Sandra, la moglie Marina Comandini, la sorella Mariella e tante altre.
Ogni capitolo una. A cominciare da sua madre, appunto. Colei che ha colto subito il suo talento e lo ha guidato. “Dall’inizio ho compreso che non sarebbe stato solo mio questo figlio – si legge – ma che sarebbe appartenuto a chiunque lo avesse conosciuto”. Dopo un’infanzia vissuta a San Severo, Pazienza si trasferisce a Pescara a 12 anni. Ma è Bologna la città che cambia, nel bene e nel male, la sua vita. Si iscrive al Dams nel 1974, per poi lasciare gli studi a due esami dalla laurea. Vive da vicino il Movimento del ’77, le contestazioni studentesche, la droga, i disordini. Storie, personaggi incontrati e aneddoti saranno per lui fonte di ispirazione e si trasformeranno in fumetto. Il primo e più importante è Le straordinarie avventure di Pentothal, apparso a puntate (dal ’77 all’81) su Alter Alter, spin-off di Linus. Poi arrivano Frigidaire, l’insegnamento, i manifesti cinematografici come quello per Città delle donne di Fellini, le copertine dei dischi di Vecchioni e le campagne pubblicitarie.
A trent’anni dalla morte, sono tante le iniziative per commemorarlo. A Roma, una parte della sua immensa produzione sarà esposta fino al 15 luglio all’Arf Festival negli spazi del Mattatoio. Il ricordo a parole di questo artista geniale e spudorato è affidato invece al libro di Di Corcia: “Ho scelto di raccontare Pazienza attraverso le donne della sua vita, perché le amava in modo totalizzante e oggi sono quelle che lo ricordano nel modo più rispettoso, senza invidia e senza rancori”, spiega l’autore. La femmina è meravigliosa non è una biografia, ma una raccolta di emozioni. Come quelle di Fulvia Serra, art director e a lungo direttrice di Linus, che riconobbe il genio e sancì il suo debutto. Di fronte ai disegni del primo episodio delle Straordinarie avventure di Pentothal capì di aver di fronte un artista, bloccò la stampa di Alter Alter e chiese di sostituirla con dieci pagine delle storie disegnate e firmate da Andrea. Oltre a Bologna, alla vita vissuta e alla fantasia Pazienza ha la sua musa: Betta, ovvero Elisabetta Pellerano. Una musa, ma anche un grande amore. Si conobbero nel ’77 a Bologna, e subito nacque tra loro un legame fortissimo. Betta debutta in Rizzati Rizzati su Cannibale a maggio del ’78, poi diventa protagonista della storia di Pentothal. “I primi anni sono stati felicissimi. (…) Poi è stato effettivamente come stare su un ottovolante. Un ottovolante di emozioni e di sensazioni sempre diverse”, racconta Pellerano nel libro – “a un certo punto è iniziata una nuova fase: la droga si è insinuata prepotentemente nella nostra storia”.
L’ombra della dipendenza si fa sempre più forte e così la storia d’amore finisce. Lui farà fatica ad accettarlo e per molto tempo chiederà agli amici di telefonare alla sua musa. Lo fece persino con Ornella Vanoni che, supplicata, chiamò Betta per convincerla a tornare con lui. Ma quella storia era finita. A Betta, naturalmente dopo mamma Giuliana, Paz aveva mostrato Andrea Pazienza is dead, un dipinto del suo funerale, realizzato a soli 13 anni, mai esposto e custodito dalla famiglia. “Sappi che io morirò giovane”, ripeteva spesso a Betta, con la certezza di chi conosce il suo destino. E così fu: “Anche il divino Pazienza aveva un destino mortale. Una sera si chiude in bagno e parte il viaggio sbagliato”. Lo trova sua moglie, Marina Comandini, che ricorda la loro vita come “la migliore delle sue storie. “Sin dal momento in cui l’ho conosciuto e ho visto la sua grandezza è stato un insegnamento infinito. Non saprei dire che impressione mi abbia fatto quando l’ho incontrato, perché non mi è mai risultato estraneo. Dove era lui ero io, dove ero io era lui”.