la Repubblica, 12 giugno 2018
Né arbitre né guardalinee, le donne dei Mondiali sono sei
James Brown la scrisse nel ’66. Ma It’s a man’s man’s man’s world potrebbe essere la canzone di chi dirige il calcio mondiale. Poche eccezioni: la bravissima francese Florence Hardouin, ex schermitrice, ex capa del marketing della federcalcio francese, prima donna due anni fa a entrare nell’esecutivo Uefa e l’attivissima italiana Evelina Christillin, anche lei nel board Uefa e in quello della Fifa, con diritto di voto, dove in tutto le donne sono sei, una per ogni confederazione più la segretario generale. Inutile fare tanti giri di parole: il mondiale non è un mondo misto, nemmeno in campo, non ci sono né arbitri né guardalinee donne ( nemmeno in Champions), eppure Bibiana Steinhaus, agente di polizia, ha debuttato in Bundesliga. Cambierà? Forse. Il calcio ha bisogno delle donne per trovare nuove parole per dirlo e Evelina Christillin fa parte della task- force. «Giorgio Marchetti, vice- segretario generale Uefa ci ha invitato a incontrare giocatrici, allenatrici, arbitre. Ci siamo presentate con due palloni misura 4, più leggeri, mentre le donne giocano con il 5 e abbiamo chiesto: perché non lo provate? Abbiamo anche buttato lì l’idea di eliminare i supplementari e di passare subito ai rigori. Il mio passato da sportiva e da sciatrice mi ha aiutata, ho spiegato che la libera femminile è più corta di quella maschile, ma non è meno bella. Se a una donna la proposta arriva da un’altra donna, che non la guarda con superiorità e con sufficienza, forse ha più possibilità di ascolto. La strada è in salita, ma l’anno prossimo ci saranno i mondiali femminili in Francia e la mia collega Hardouin dice che la risposta degli investitori e la vendita dei diritti tv è ottima. Qualcosa si muove, non sarà attrazione fatale, ma qualcosa che somiglia. In Usa e Canada le donne fanno più audience perché le nazionali maschili non sono mai state al vertice, da noi o in Sudamerica la disparità è ancora tanta». Ma ai vertici del calcio alle donne viene chiesto di contare o di assecondare? E sarà difficile per chi arriva in un consesso maschile sentirsi a proprio agio. «Io sono entrata con le quote rosa, poi si sono accorti che ero brava anche a fare bilanci e mi hanno dato da gestire la parte amministrativa del museo della Fifa, dove c’erano da fare tagli e dove grazie anche all’assistenza di Christian Greco, direttore del museo Egizio di cui sono presidente, abbiamo ridotto l’impatto economico da 42 a 13 milioni di euro. Anche Florence, che ha un passato nel marketing, è molto ascoltata, ma forse per le altre è più difficile». Per chi tiferà? «Per la Francia dell’amico Deschamps e per il giocatore Moussa Dembélé, con la tristezza della mancanza dell’Italia dove comunque Michele Uva ha fatto molto per legittimare la presenza del calcio femminile. Per questo sono anche contenta di Balon Mundial a Torino, la coppa del mondo della comunità migranti, al quale ci siamo associati come Egizio e come Fifa. Giocheranno anche le donne. Perché il pallone è per tutti e di tutti».