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 2018  giugno 12 Martedì calendario

Il sogno di navigare per le vie di Milano

Il sogno di far riaffiorare Milano dalle sue antiche acque, Beppe Sala lo accarezza da tempo. Ma è adesso che quell’immagine da libro dei desideri ha preso forma in un progetto di fattibilità con tanto di studi tecnici e costi, adesso che è iniziato ufficialmente l’ascolto della città, il sindaco rilancia. Perché, rivendica, riaprire il tracciato dei Navigli che furono «non è solo un’operazione nostalgia». Certo, spiega, insieme ai primi cinque tratti di canali interrati che tornerebbero a scorrere in superficie lungo la Cerchia interna del capoluogo, riemergerebbe anche il passato e la tradizione di una Mediolanum nata sull’acqua. Ma «tutte le metropoli del mondo stanno valorizzando questo aspetto». E il piano, dice, è «coerente con la nostra visione di futuro». Quella di città un po’ più slow che, da qui al 2030, vuole ridurre sempre più il numero delle auto e la velocità dei motori, aumentare il verde, le aree pedonali, gli spazi pubblici, provare a infrangere quella cupola di smog che sovrasta la Madonnina. E questo, è il messaggio del sindaco, «è il momento di partire e di prendere scelte coraggiose».
Il viaggio è cominciato da lì, da una sala di Palazzo Marino piena di gente. Tutti ad ascoltare la Milano città d’acqua che verrà. Ma quello di ieri è stato solo il primo di una serie di incontri che si svolgeranno da qui al prossimo mese e mezzo in diversi quartieri e online. Obiettivo: «Raccogliere le opinioni e le critiche» dei milanesi – e non solo – sulla riapertura.Dibattito pubblico, sul modello francese. «Perché prima della fine del mio mandato (il 2021 ndr) - dice Sala – vorrei partire con i lavori, che non penalizzano le periferie, ma vorrei anche che la città fosse dalla mia parte». In realtà, i milanesi avevano già detto sì all’idea. Era il 2011 e il 94 per cento (451mila residenti) di chi votò i referendum ambientali si espresse a favore. Ma oggi, appunto, c’è un progetto preciso. E ci sono ancora opposte fazioni: chi vede il fascino e i benefici ambientali dell’opera e chi, invece, giudica l’intervento solo un maquillage che odora di passato, un impiccio costoso in tempi di crisi. Ma qual è il piano?
Il sogno, quello vero e per ora futuribile, sarebbe di riaprirli tutti gli antichi canali della Cerchia interna: una via d’acqua lunga 7,7 chilometri che (ri)partirebbe dalla parte Nord della città, dove ancora scorre il Naviglio della Martesana per poi abbracciare Milano con un semicerchio fino a raggiungere la Darsena – l’antico porto oggi nuova piazza della movida – e da lì a immettersi nel Naviglio che porta verso Pavia e al Naviglio Grande.
Ma per iniziare con un disegno sostenibile dal punto di vista economico, per non stravolgere la mobilità con cantieri ancora più invasivi di quelli previsti, il Comune ha deciso di procedere gradualmente. Quello che partirebbe sarebbe solo la “fase 1” del progetto: costo, 150 milioni; tempi, otto anni tra autorizzazioni e lavori (cinque anni) che incrocerebbero quelli della linea 4 del metrò in costruzione. È così che di quei 7,7 chilometri, inizialmente ne verrebbero scoperti due, con un tubo sotterraneo però che permetterebbe in futuro di realizzare l’intera operazione.
Cinque tratti, altrettanti spezzoni che riaffiorerebbero in luoghi strategici – restringendo le corsie delle strade attuali – per diventare in parte navigabili. Perché per capirlo, il sogno (parziale), bisogna immaginare la Milano del 2026, quando gli operai finirebbero.
Ecco la via d’acqua in via Melchiorre Gioia, all’ombra dei grattacieli di Porta Nuova, tra alberi, piste ciclabili. Eccola ancora, a due passi da Brera, tra le sponde e le porte storiche già restaurate e studiate da Leonardo da Vinci. E poi, di nuovo, in centro, vicino all’università Statale, dove un tempo attraccavano le chiatte con il marmo per il Duomo. E davanti al parco delle Basiliche, in un’altra area monumentale e turistica, giù fino alla Darsena. Cartoline dal futuro di una Milano un po’ più slow e azzurra.