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 2018  giugno 12 Martedì calendario

Fico: »La legge del mare viene prima di tutto»


SAN FERDINANDO ( REGGIO CALABRIA)
La faccia di Soumayla Sacko è un volantino sgualcito attaccato a ogni palo della baraccopoli di San Ferdinando, dove Roberto Fico entra scortato dal servizio d’ordine. È venuto a incontrare amici e familiari del bracciante del Mali ucciso mentre prendeva lamiere in un terreno abbandonato. Ci sono tensione, rabbia, pochissima speranza. C’è un presidente della Camera venuto in mezzo a un mare di rifiuti arrugginiti per dire no al razzismo, mentre la maggioranza che lo ha eletto fa a braccio di ferro con Malta chiudendo i porti a una nave con 600 migranti a bordo. Alle sei di sera, dopo gli incontri con le autorità e una visita ai terreni confiscati che la ‘ndrangheta torna sempre a reclamare, distruggendo o incendiando, Fico si ferma sulla panchina di un autogrill. Toglie la giacca e l’armatura istituzionale. E dice che sì, «la legge del mare viene sempre prima di tutto».
Presidente, significa che prima di invocare una qualsiasi “sicurezza” per il Paese o i suoi confini, le persone in mare vanno salvate. È così?
«È così e questo non lo dico io. Lo dice qualsiasi marina militare del mondo. Lo sa qualsiasi marinaio.
Sono le norme. Quelle che tutti noi siamo tenuti a rispettare».
E invece abbiamo giocato a battaglia navale con Malta finché la Spagna non ha deciso di aprire i suoi porti alla nave Acquarius di Medici senza frontiere. Che senso ha?
«Io sono venuto qui per parlare di pace, per cercare soluzioni vere a problemi complessi. Non mi interessano le polarizzazioni, giocare a chi è buono e chi è cattivo».
Il governo guidato dal M5S ha sposato la linea di Salvini sull’immigrazione. Quella stessa linea che lei per anni ha detto di non condividere.
«Non è così. Le cose sono diverse da come sono state raccontate. Io oggi ho sentito il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, ho parlato con l’ammiraglio della Acquarius per informarmi delle condizioni di tutte le persone a bordo. C’erano motovedette con dottori e medicinali e un elicottero pronti ad agire in caso di necessità.
Nessuno è stato messo in pericolo».
L’Italia non dovrebbe trattare ai tavoli europei l’aiuto di cui ha bisogno?
«Sono certo che è quello che faremo. L’Italia è stata ed è un Paese accogliente per tradizione, ma è chiaro che ci deve essere solidarietà. Servono soluzioni collettive. L’intervento della Spagna oggi è un primo segnale di quella condivisione di cui si sente il bisogno in Europa. Il nostro Paese è un confine che va gestito insieme al resto dell’Unione».
Respingendo i disperati che cercano di raggiungerlo?
«La linea resta sempre quella della cooperazione, dell’accoglienza, del dialogo. Bisogna dare a queste persone delle opportunità. Ma bisogna farlo a tutti i livelli e io credo molto nella revisione del regolamento di Dublino, nella suddivisione nei diversi Paesi per quote proporzionate».
Se il premier ungherese Viktor Orbàn non vuole accettare le quote, lo loderete come fa Salvini?
«Chi non accetta il meccanismo delle quote va sanzionato. Il principio di solidarietà cui l’Italia si appella deve essere rispettato da tutti».
San Ferdinando è un caso drammatico. Come può reggere un modello d’immigrazione del genere?
«Serve un modello di accoglienza diffusa, ma per raggiungerlo c’è bisogno di più formazione, di mediazione culturale, alfabetizzazione, di insegnare le lingue. E’ un percorso che qui alcune associazioni hanno messo in campo, ma che non si può fare da un giorno all’altro».
Non c’è quindi solo il “business dell’immigrazione”, come avete detto in campagna elettorale.
«Dove si annidano finanziamenti spesso c’è un business, ed è quello che abbiamo denunciato, ma bisogna sempre distinguere. Ci sono ong che fanno un lavoro straordinario e devono continuare a farlo. Anche nel Mediterraneo.
Sperando che non ce ne sia più bisogno. Che grazie ad aiuti, accordi bilaterali, a un nuovo pensiero sull’immigrazione, le cose cambino per sempre».