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 2018  maggio 23 Mercoledì calendario

La Cina mette fine al controllo delle nascite

Anche il Paese più popoloso del mondo teme il ristagno demografico e l’invecchiamento della popolazione, con scarsità di manodopera a fronte di legioni di pensionati da sostentare. La Cina, che pur ha 1 miliardo e 450 milioni di abitanti, valuta se eliminare ogni controllo delle nascite. La legge che consentiva un unico figlio per coppia fu varata nel 1979, ed è stata allentata finché dal gennaio 2016 le coppie possono avere due figli, con multa se nasce un terzo. Non sarebbe abbastanza per il Consiglio di Stato di Pechino, che ha commissionato a esperti di economia e demografia un rapporto sugli effetti delle limitazioni delle nascite, per poi decidere se abrogarli. EFFETTO FINITO Un provvedimento arriverà a fine 2018 o inizio 2019. Il regime comunista si lamenta perché nel 2017 si sono avute solo (in proporzione al colosso asiatico) 17,23 milioni di nascite, un calo del 3,5% rispetto alle 17,86 milioni del 2016. Un anno fa si festeggiava poiché alzare il limite a due figli aveva fatto segnare nel 2016 un aumento di ben 1,3 milioni, sui 16,55 milioni di nascite del 2015. L’effetto sembra però smorzato anzitempo e i demografi cinesi sono preoccupati perché proiettando la tendenza, se oggi ci sono 2,8 lavoratori ogni pensionato, nel 2050 scenderanno a 1,3, cioè quasi una parità fra adulti lavoratori e a riposo. Fra gli esperti, Huang Wenzheng, del Centro cinese per la Globalizzazione, è cauto: «Aumentare il numero di bambini in Cina, oltre a comportare maggiori costi, pone serie difficoltà nell’accudirli poiché c’è scarsità di asili nido». Infatti nella «fabbrica del mondo», moltissime sono le famiglie in cui lavorano entrambi i coniugi e date le vaste migrazioni interne verso le regioni industriali, non sempre i nonni abitano vicini per dare una mano. Un deputato dell’Assemblea del Popolo di Pechino, Huang Xihua, ribatte: «Dovremmo rimuovere al più presto tutti i limiti alle nascite e per aiutare le famiglie promuovere asili gratuiti e ridurre le tasse individuali per le famiglie numerose». Anche il demografo He Yafu avverte che «modificare la legge senza studiare incentivi non ci aiuterà ad affrontare queste sfide». Per l’economista Ma Guangyuan: «Per anni abbiamo pianto chiedendo di superare il controllo delle nascite, ma anche a intervenire subito, ormai è troppo tardi». Data la massa della popolazione cinese, l’eccesso di pensionati si farà sentire comunque. Il tutto, in un quadro economico incerto, che vede sempre lo sviluppo cinese troppo dipendente dalle esportazioni di manufatti, il che espone in futuro a grandi rischi nel caso si espandessero le politiche protezionistiche a tutela delle industrie di Europa e America. PROBLEMA ETERNO Il problema della popolazione è sempre stato centrale nel Paese fin dai tempi delle dinastie imperiali. La Cina mantiene sempre la medesima proporzione fra la propria popolazione e quella globale del pianeta, oscillante fra un quarto e un quinto. Il censimento più antico, datato al 2 dopo Cristo, dava 57 milioni di abitanti, quando per il mondo di duemila anni fa si stimava una popolazione fra 200 e 250 milioni. Nel 1800 la Cina aveva 300 milioni di abitanti, laddove l’umanità superava di poco 1 miliardo. Poi un balzo fenomenale si ebbe dopo la rivoluzione di Mao, con un raddoppio da 582 milioni del 1953 al superamento di 1 miliardo nel 1982. Da lì l’eterno dilemma se limitare le bocche da sfamare o incentivare braccia in più per tener in piedi la baracca economica. Se dal 2016 due figli a coppia non sono sufficienti, ci si chiede se il territorio cinese, per un quarto desertico o steppico, potrà sopportare ulteriori abitanti. riproduzione riservata