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 2018  maggio 23 Mercoledì calendario

La Francia cresce il doppio dell’Italia

ROMA La produttività italiana non tiene il passo con quanto avviene nei principali Paesi europei. La previsione per il 2018, certificata dall’Istat, restituisce la dimensione del divario tra il sistema economico italiano e quelli di Francia e Germania. Secondo l’Istituto di statistica alla fine dell’anno in corso la produttività del lavoro in Italia è destinata a crescere dello 0,6%, un dato che vale la metà degli aumenti attesi a Parigi (+1,2%) e a Berlino (+1,3%). Una stima che conferma il differenziale di crescita a sfavore dell’economia italiana rispetto ai big europei. I dati storici, del resto, evidenziano che in Francia, Spagna e Germania a partire dal 2010 la produttività è cresciuta mediamente del 7%, mentre l’Italia segna un incremento di appena l’1,1%. Circa sei punti percentuali che spiegano perché il modello di crescita italiano abbia «caratteristiche diverse (in peggio, ndr) rispetto a quello dei Paesi europei maggiormente orientati all’innovazione e alla creazione di occupazione qualificata». Il quadro di riferimento è riassunto nel documento «Prospettive per l’economia italiana nel 2018», dove Istat indica che il ciclo positivo in atto sta comunque scontando «una persistente debolezza degli investimenti in capitale intangibile». L’Italia, del resto, ha un tessuto economico con solo il 3% delle imprese compiutamente digitalizzate.
Il rapporto Istat conferma, inoltre, le previsioni sul Pil (Prodotto interno lordo) per il 2018, la stima è quella comunicata nel novembre scorso. La ricchezza italiana alla fine dell’anno è attesa in aumento dell’1,4% (nel 2017 è cresciuta dell’1,5%). Nel corso dei prossimi mesi l’Istituto guidato da Giorgio Alleva prevede un consolidamento di un paio di tendenze: da un lato i consumi delle famiglie registreranno un graduale rallentamento, una riduzione che verrà bilanciata dall’aumento degli investimenti dei settori produttivi. Sul versante del lavoro, al di là delle dinamiche della produttività, la prospettiva dell’Istat segnala una crescita dell’occupazione pari allo 0,8% (in lieve flessione rispetto al +0,9% del 2017) e un ulteriore calo del tasso di disoccupazione a quota 10,8% (11,2% lo scorso anno). L’aumento dell’occupazione dovrebbe comportare «sia una crescita del monte salari sia un miglioramento delle retribuzioni per dipendente», che gli analisti di Istat calcolano pari all’1,4% rispetto al 2017.
Non mancano alcune incognite sullo scenario di medio termine. A preoccupare è un eventuale rallentamento del commercio internazionale, una dinamica che potrebbe pesare se abbinata agli effetti dell’aumento del prezzo del petrolio (a luglio scorso quotava circa 40 dollari a barile, a gennaio circa 60 dollari e da settimane è ormai attestato sopra 70 dollari).