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 2018  maggio 22 Martedì calendario

Mario Martone si mette in mostra in nove ore di film

L’1 giugno al Madre di Napoli l’artista inaugura la sua esposizione virtuale per i 40 anni di carriera tra teatro, cinema, opera
È il cuore di un’installazione, altrimenti risulterebbe tra i primi dieci film più lunghi della storia del cinema.
È l’imminente film-flusso di 9 ore e mezza che Mario Martone ha montato assemblando un arcipelago di suoi spezzoni di 40 anni di performance, teatro, cinema, opera lirica, cortometraggi e documenti di spazi per la prima sua mostra retrospettiva 1977- 2018 Mario Martone Museo Madre, dall’1 giugno al 3 settembre al Madre – Museo d’arte contemporanea di Napoli. «L’impianto riproduce quello del mio spettacolo Ritorno ad Alphaville del 1986, che collocava gli spettatori in mezzo a quattro palcoscenici. Stavolta, il pubblico è situato al centro di quattro schermi, su 40 sedie girevoli provviste di cuffie con accesso a quattro canali audio, corrispondenti al timing di altrettanti momenti diversi del film-flusso. Ogni visitatore sceglie una delle quattro sequenze proiettate, e si sintonizza col relativo suono, creando la sua personale versione dell’opera.
Il montaggio ha risposto a criteri liberi, mai cronologici, ho seguito solo una logica associativa».
Variano gli strumenti, passando dal vecchio super8 degli anni 70 ai film girati in digitale. Una mostra fondamentalmente virtuale che figura nel Napoli Teatro Festival.
«Il logo del titolo, con l’8 disposto in piano come il segno di infinito, suggerisce la chiave di lettura: un presente costante, un tempo orizzontale. I lavori di questi miei quarant’anni si parlano a distanza, e sono tutti cantieri aperti che per me è stato impensabile chiudere.
Il film Il giovane favoloso c’è stato perché avevo messo in scena
Operette morali. E Carmen di Moscato con l’Orchestra di Piazza Vittorio ha a che fare con Otello del 1983 con musiche di Peter Gordon, ma anche con
Dieci comandamenti di Viviani.
Tutti blocchi di una geografia immaginaria un po’ borgesiana». A volte Martone, che s’è avvalso del suo archivio presso PAV, della curatela di Gianluca Riccio, e del montaggio di Natalie Cristiani, ha valorizzato solo frammenti, promo, oppure ha fatto uso di veri pezzi, inserendo da 1 a 20 minuti di registrazioni o incursioni.
«È un’opera a sé, chiestami da un museo d’arte contemporanea, con contenuti nuovi. La memoria parte da Segni di vita che nel 1979 segnò la nascita di Falso Movimento nella Galleria Lucio Amelio di Napoli. Avevo già lavorato con altri gruppi, Il Battello Ebbro, I Nobili di Rosa, e dopo Falso Movimento ho voluto, con Renzi e Maglietta, la sinergia di Teatri Uniti, con Servillo, con Neiwiller.
Aggiungiamoci la figura di Carlo Cecchi, e di recente il Nest di Napoli. Costruire è fluire, cercare relazioni, indagare processi, coinvolgendo anche lo spettatore. Poi io lavoro nello spazio, e l’ho fatto in particolare col teatro India. Ora riempio l’arco orario del Madre, dalle 10 alle 19.30, con un labirinto».
In una prima sala del museo campeggerà una grande foto del suo prossimo film, Capri- Batterie, ispirato a Beuys, ai cui piedi sarà sistemata una cassa con otri e vasi del film. Poi c’è il luogo riservato al film-flusso. E infine un’appendice informativa, con titoli, date, cast di tutti i lavori. «Vorrei che fosse un’esperienza con percezioni individuali, e non una galleria storica. Lo sguardo è orientato anche avanti, al Tango glaciale reloaded che si presenta l’1 luglio a Ravenna, e poi al Romaeuropa Festival, e alle repliche del Sindaco del rione Sanità col Nest che ha preso il premio Hystrio».
Per chi non avrà le cuffie, la mostra ha in serbo il suono del mare. «Per l’opera, non abbiamo ancora le immagini del Falstaff di Berlino, ma c’è l’edizione di Parigi, e il laboratorio con Carpentieri e coi ragazzi del carcere di Nisida.
Spero si colgano le analogie di soggetti, di interni, nel montaggio aleatorio ottenuto».
Una Recherche che ha segnato Martone. «Visionare l’archivio è stato per me andare in analisi.
Scoperte, momenti emozionanti, Pina Bausch sorpresa a Palermo mentre prova, Antonio Neiwiller colto in camerino, Leo de Berardinis a Santarcangelo, tanti attimi disordinati ma tutti pieni davvero di senso».