la Repubblica, 20 maggio 2018
Pace fatta tra Usa e Cina, Pechino comprerà più prodotti americani
Dal nostro corrispondente new york La guerra commerciale che minacciava di frenare la globalizzazione, non si farà. Un accordo di principio tra Stati Uniti e Cina improvvisamente fa balenare una schiarita. Pechino s’impegna ad aumentare in modo sostanzioso le proprie importazioni di prodotti americani – a cominciare da derrate agricole ed energia – nonché a rivedere le proprie leggi sulla tutela della proprietà intellettuale. In cambio Washington evoca la possibilità di risolvere il contenzioso in modo “pro- attivo”, cioè evitando la mannaia dei superdazi. Molti dettagli restano da definire; e il rispetto di questi impegni da parte dei cinesi sarà verificabile solo nel medio- lungo periodo ( come minimo bisognerà attendere la fine dell’anno). La Casa Bianca può cantare vittoria, e attribuire questa svolta al “metodo Trump”: dopo aver minacciato dure sanzioni, il presidente americano avrebbe strappato al suo omologo Xi Jinping delle concessioni. Manca un numero, però, a fianco di queste promesse: Xi si è rifiutato di impegnarsi a dimezzare il deficit americano (375 miliardi di dollari annui nel 2017), non c’è nel comunicato quella cifra di 200 miliardi di maggiori acquisti cinesi che Trump sperava di strappare com un obiettivo formale e condiviso. La svolta è nel comunicato che la Casa Bianca ha diffuso ieri alle ore 15 di Washington ( le tre di notte a Pechino). Al termine di una serie di incontri fra le due delegazioni governative, l’Amministrazione Usa ha fatto sapere che è stato raggiunto “un consenso su misure efficaci per ridurre sostanzialmente il deficit commerciale degli Stati Uniti con la Cina”. Il comunicato parla di “aumenti significativi nelle importazioni di beni e servizi prodotti negli Usa” citando in primo luogo l’agricoltura e l’energia dove in effetti la Cina ha bisogno di approvvigionarsi all’estero e l’America è una grande produttrice. Poi c’è l’affermazione che “le due parti danno preminente importanza alla protezione della proprietà intellettuale, e la Cina riformerà le sue leggi in questo campo, inclusa la protezione dei brevetti”. C’è anche l’accenno ad accordi per incoraggiare gli investimenti bilaterali, un altro terreno sul quale c’era stato un crescendo di ostilità. Promesse e impegni andranno verificati. Intanto però è netto il cambiamento di clima nei rapporti tra le due superpotenze, dopo che negli ultimi mesi si era paventata una guerra commerciale senza esclusione di colpi. A questo punto l’Amministrazione Trump dovrebbe sospendere l’applicazione dei superdazi del 25% su ampie categorie di prodotti made in China. Tra i vincitori c’è di sicuro la lobby degli agricoltori americani, un importante serbatoio di voti per il partito repubblicano: ancora pochi giorni fa rischiavano di essere loro a subire le rappresaglie cinesi contro i dazi di Trump, ora sono tra i beneficiati per le ulteriori aperture del mercato cinese. Idem i petrolieri, altra categoria che è nelle grazie di Trump e del suo partito. Per quanto riguarda la miglior tutela della proprietà intellettuale, tra i vincitori ci sarebbe la Silicon Valley e tutta l’industria hi-tech; ma anche settori più maturi come l’automobile avevano sofferto le regole cinesi che impongono a chi produce su quel territorio le joint- venture paritetiche e il trasferimento di know- how ai soci locali. Resta da vedere se le nuove regole promesse da Xi saranno all’altezza delle aspettative di un rapporto più equo all’insegna della reciprocità; e quanto sarà leale l’applicazione concreta da parte dei tribunali e dell’Amministrazione cinese.