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 2018  maggio 20 Domenica calendario

Graviano dice di aver frequentato Berlusconi

palermo Fiammetta Borsellino era entrata in carcere per raccontargli il suo dolore di figlia, il boss Giuseppe Graviano ha allargato le braccia. Sostiene di essere innocente, una vittima dei pentiti, e anche lui ha voluto offrire un racconto. Di quando faceva la bella vita a Milano: «Lo dicono tutti che frequentavo Berlusconi – ha lanciato lì a sorpresa – più che io, era mio cugino che lo frequentava». E poi ha spiegato che andava spesso a teatro, a vedere gli spettacoli di Johnny Dorelli. Oppure, faceva delle gite a Forte dei Marmi. La figlia del giudice Borsellino è tornata a parlare del suo lutto, il boss ha continuato a vantarsi della sua innocenza e delle doti di ottimo padre. «Vada a casa mia, vedrà che figlio». E ha accusato nuovamente i magistrati, per il depistaggio dell’inchiesta sulla strage di via D’Amelio: «E lei viene a chiedere a me? Non lo vede come sono fatti certi processi?». Tanto spavaldo Giuseppe, tanto dimesso il fratello Filippo: «Non nego il mio passato – ha sussurrato – un tempo avrei fatto qualsiasi cosa per un paio di pantaloni griffati». Ora, tiene lo sguardo basso, e quando Fiammetta gli parla del suo dolore di figlia, dice: «Anche io ho sofferto per la morte di mio padre, che fu ucciso». Ma poi alza un muro di silenzio sulle stragi e le complicità. Una storia ancora misteriosa lega due fratelli oggi così uguali e così diversi. Le intercettazioni Filippo tace, Giuseppe invece gioca a dire e non dire su Berlusconi. Probabilmente, consapevole che ogni sua parola viene intercettata. Nel 2016, aveva raccontato al compagno dell’ora d’aria, il camorrista Umberto Adinolfi, a proposito del Cavaliere: «Venticinque anni fa mi sono seduto con te. Ti ho portato benessere, 24 anni fa mi è successa una disgrazia, mi arrestano, tu cominci a pugnalarmi». I fratelli del clan di Brancaccio furono arrestati nel gennaio 1994, a Milano. Durante un anno di intercettazioni, Giuseppe Graviano è diventato sempre più esplicito: «Berlusca mi ha chiesto questa cortesia, per questo è stata l’urgenza». Poi, però, interrogato dai pm del processo Stato- mafia, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Mentre l’avvocato Niccolò Ghedini ha ribadito le smentite: «Le frasi di Graviano su Berlusconi sono prive di fondamento». Ma anche il giorno dell’interrogatorio, il boss non ha rinunciato a mandare messaggi: «Oggi non sto bene – è rimasto a verbale – però quando mi sentirò in condizioni sarò io stesso a cercarvi e a chiarire alcune cose». Nel linguaggio mafioso, vuol dire una cosa sola: Graviano tiene a far sapere che custodisce ancora tanti segreti del passato, che sono la sua forza nel presente. Forza di relazioni e di ricatto. Il suo clan gestisce ancora un patrimonio milionario, che le indagini hanno solo sfiorato. Le inchieste Ora, a Fiammetta Borsellino torna a parlare della sua vita a Milano, ma anche di Forte dei Marmi, località che richiama l’estate del 1993: mentre scoppiavano le bombe, Graviano e signora facevano le vacanze con Matteo Messina Denaro, l’altro padrino delle stragi, il superlatitante di Cosa nostra ormai votato ai grandi affari. I colloqui che Giuseppe e Filippo Graviano hanno avuto con Fiammetta a Terni e all’Aquila il 12 dicembre sono già finiti all’attenzione delle procure di Palermo, Caltanissetta, Firenze e Reggio Calabria. Firenze, in particolare, dopo le parole di Graviano sulla «cortesia a Berlusca» è tornata a iscrivere nel registro degli indagati Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri per «concorso» nelle stragi del 1993. E si cerca di approfondire soprattutto un aspetto: Graviano chiedeva ad Adinolfi di portare un messaggio intimidatorio a un misterioso tramite con Berlusconi, così diceva. E dava indicazioni precise, citava il fratello di Cesare Lupo, un altro boss di Brancaccio, e un tale Giovanni, «che sa tutto». Personaggi misteriosi, come il «cugino che frequentava Berlusconi», dice Graviano.