Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  maggio 20 Domenica calendario

Quel colore alle nozze di Meghan e Harry

Ibritannici eccellono negli show, in particolare quelli della monarchia. Ed eccellono non soltanto nell’efficienza con la quale li organizzano e li conducono a termine, ma anche nel simbolismo che caratterizza le cerimonie e gli ospiti invitati a prendervi parte. Nel matrimonio tra il principe Harry e Meghan Markle, adesso duca e duchessa di Sussex, il simbolismo è stato multiculturale: la nazione è a suo agio con il suo mix di etnie. Per rendere omaggio alle origini afroamericane della sposa (per parte della madre Doria), i neri britannici (e americani) sono stati a lungo in primo piano. All’inizio del servizio della Bbc che ha trasmesso per intero il matrimonio, George M’panga, di origini ugandesi, meglio noto come George il poeta, ha recitato una poesia d’amore. L’arcivescovo Michael Curry, primo capo di colore della Chiesa episcopale americana, ha poi fatto una predica molto stimolante, sempre sull’amore, a metà della cerimonia. Un coro gospel formato in buona parte da britannici di colore, ha cantato un brano sull’amore. Sheku Kanneh-Mason, violoncellista di 19 anni originario di Antigua e del Galles, insignito nel 2016 del titolo di Giovane musicista dell’anno dalla Bbc, ha suonato insieme al coro. La processione degli ospiti nella Cappella di St. George nel castello di Windsor, dove si è celebrato il matrimonio, è stata aperta da Idris Elba, l’alto e famoso attore di colore britannico, seguito da Oprah Winfrey, la regina di colore dei talk show. È stato rassicurante vedere che la famiglia reale britannica – a capo della quale c’è una regina di 92 anni di discendenza imperiale – segnerà un’èra nella quale almeno alcuni dei discendenti di poveri immigrati, sudditi dell’impero e schiavi sono considerati uguali a chiunque altro. Meno confortante è stato vedere che, tra gli aristocratici, gli alti funzionari e le celebrità, erano assenti rappresentanti della classe operaia britannica. Fino a questi nostri tempi, uomini e donne della classe operaia avrebbero dichiarato in pubblico la loro fedeltà alla monarchia – oppure, se radicali, il loro essere repubblicani. Adesso la celebrità – e questo è stato il matrimonio di due celebrità – ha preso il sopravvento. È stato un grande show, inclusivo di chi oggi è britannico per sempre ed esclusivo per chi lo è da più tempo.