La Stampa, 19 maggio 2018
Due casse in biblioteca che fanno ssst
Come oggetti estranei, le opere sono incasellate nei vecchi scaffali di legno dell’ex Biblioteca dell’Università di Sassari dismessa da anni. Le installazioni di 54 artisti internazionali in ordine alfabetico – realizzate ad hoc per la collettiva «No Man’s Library/La Biblioteca di Tutti» – creano un misterioso microcosmo che tanto piacerebbe a J.L. Borges.
Curata da Zerynthia e coordinata da Decamaster Università di Sassari, la mostra è l’incipit di un programma di incontri interdisciplinari che originano dall’arte contemporanea e si estendono in ambito scientifico, urbanistico, cinematografico, letterario e giuridico. Yona Friedman e Maria Lai – rispettivamente con ideogrammi e con parole di stoffa illeggibili – sono gli ospiti d’onore che introducono la mostra.
Ma come si sono rapportati gli artisti alle micro-dimensioni degli scaffali e al genius loci di una delle università più antiche d’Italia? Lo spazio, uguale per tutti, ha richiesto la miniaturizzazione delle normali installazioni. Opere minimali legate alla letteratura e al contesto storico dell’isola hanno creato spiazzamenti semantici.
Le Leggende Sarde raccolte da Grazia Deledda sono condensate in un libro di ceramica inapribile rifatto da Luigi Ontani. Volumi neri come la pece riempiono gli scaffali di Paolo Canevari e le copertine iridescenti di Alfredo Pirri non contengono pagine. Alle parole, che rappresentano il mondo, si sono sostituite immagini e oggetti. I libri qui hanno perso la loro funzione e sono mere figure simboliche. Nel suo video, Roman Signer butta pile di volumi in un torrente; Ettore Spalletti allinea copie, di uno stesso tomo, rivestite di carta velina colorata; Alberto Garutti espone invece le sue frasi storiche su fogli colorati impilati da prelevare. Il collettivo olandese Gerlach en koop ha smontato gli scaffali per rimontarli in verticale negando la loro funzione reggente.
L’installazione di Annie Ratti zeppa di documenti, articoli, fotografie, giocattoli legati all’ufologia e alla Sardegna (come nota terra avvistamento) è una piccola biblioteca tematica tra il serio e il faceto. Camminare per i locali dismessi, soffermandosi sui riflessi dorati delle coperte idrotermiche installate a listelli da Bruna Esposito o di fronte alla magrittiana luna luminosa di Leonid Tishkov, è un’esperienza che richiede tempo e curiosità. Oltre agli ideogrammi indiani rilevati da Felice Levini, in altre sezioni troviamo le fotografie di Abate, Catalano, Di Paolo, Maranzano e Piersanti, accanto alle poesie manoscritte di autori come Alda Merini, Daniele Pieroni, Valentino Zeichen.
E, se Remo Salvadori si è concentrato sul simbolo del suono e del movimento della carta, Liliana Moro ha installato due piccole casse che ogni tanto emettono un «ssstt…» la tipica espressione usata nelle biblioteche di tutto il mondo per zittire chi disturba la lettura.