La Stampa, 19 maggio 2018
Tremila euro l’anno per tre anni a chi si trasferisce a Locana
Il concetto, tutto sommato, è chiaro ed è un problema che centinaia di Comuni in tutta Italia stanno fronteggiando ormai da decenni. La popolazione diminuisce e i paesi spariscono.
Prima che sia troppo tardi, meglio inventarsi qualcosa. Così a Locana, piccolo centro del Torinese nel Parco nazionale del Gran Paradiso, il sindaco Giovanni Bruno Mattiet, insieme con la giunta, ha deciso di premiare le famiglie che si trasferiranno in paese con 9 mila euro. Tremila all’anno per tre anni. A patto, però, che prendano la residenza e mandino nelle scuole di Locana almeno un bambino. «Qui ogni anno nascono in media cinque pargoli – dice Bruno Mattiet, vicino al Pd ma mai tesserato, e da 14 anni primo cittadino – ma muoiono trenta anziani». In tutto gli abitanti sono 1450: «Di questo passo, tra dieci anni perderemo tutti i servizi primari».
Scuole a rischio
Guardando al futuro, infatti, a rischiare sono soprattutto le scuole. E se un paese di montagna come Locana perde un servizio primario per le famiglie, lo spopolamento accelera. «Hanno già chiuso diversi negozi e ci sono borgate interamente abbandonate. Persino la casa di riposo ha esaurito la lista d’attesa. Di fronte ad un declino che sembra inesorabile, visto che in Italia non esistono vere politiche per la montagna, siamo costretti ad inventarci qualcosa».
Ecco allora il premio economico che stuzzica, va da sé, le tasche dei potenziali nuovi residenti. Le regole da rispettare, per evitare l’arrivo dei soliti «furbetti», sono diverse. A partire dall’obbligo di rimanere a Locana per almeno cinque anni, altrimenti il Comune si riprenderà parte del contributo.
«Puntiamo, in prima battuta, a riportare qui i residenti che negli anni scorsi sono scappati in pianura – spiegano dall’amministrazione comunale – una volta eravamo 6 mila ma, ovvio, erano altri tempi». Perché gli incentivi economici, ad esempio, andrebbero accompagnati a posti di lavoro che, in questa valle, purtroppo, continuano a mancare. «Fino a qualche decennio fa più di trecento persone lavoravano negli impianti idroelettrici dell’allora Aem – rivela il sindaco – oggi sono meno di settanta. È cambiato il mondo». Storia di una montagna che resiste, insomma. E che chiede anche un impegno concreto al governo che verrà. «Altro che reddito di cittadinanza – dice Bruno Mattiet – qui basterebbe un reddito di residenza, se solo ci fosse davvero una sensibilità per le terre alte anche da parte di chi ne sfrutta le risorse».