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 2018  maggio 19 Sabato calendario

I segreti del sapone di Marsiglia

è così importante da essersi meritato un museo. Naturalmente nella città dove tutto è cominciato. Il Sapone di Marsiglia è protagonista di un revival che ne fa l’ingrediente magico-ecologico di gran parte dei detergenti che troviamo al supermercato. Attenzione però: non tutto quel che viene etichettato come «di Marsiglia», dalle saponette ai detersivi, è vero Sapone di Marsiglia. Già, perché il sapone più pop del mondo non ha un marchio che lo tuteli, una igp, una doc che ne certifichi la provenienza. E il 95% dei sedicenti «saponi di Marsiglia» in realtà arriva da Tunisia, Turchia e Cina.
Un palazzo dedicato
Aperto da poco più di un mese in un palazzo haussmanniano al n. 1 di rue Henri Fiocca, a pochi passi dal Vieux Port, e battezzato con l’ acronimo di MuSaMa (Musée Savon Marseille) il museo è nato proprio per questo: per raccontare la storia del vero sapone di Marsiglia. Facendo vivere l’esperienza immersiva di sentirsi «nella pelle di un savonnier» come ha detto il fondatore Jean-Baptiste Jaussaud, grazie a effetti speciali, video, realtà virtuale, e alla fine provando a fare il sapone.
Cominciamo dalla storia, allora. È al ritorno dalle crociate, nel XIV secolo, che da Aleppo arriva a Marsiglia il segreto di un sapone a base di olio d’oliva. Olio che in Provenza non manca, così la prima savonnerie documentata apre già nel 1371. La formula funziona, e fin da allora ci sono tentativi di contraffazione, dato che nel 1688 Colbert, il ministro del Re Sole, emana un editto che vieta l’utilizzo di qualsiasi altro grasso che non sia l’olio d’oliva.
Alla vigilia della rivoluzione, Marsiglia produce la quasi totalità del sapone di Francia e nel 1812 Napoleone assegna un marchio al sapone di Marsiglia. L’età dell’oro è a fine ‘800, quando le savonneries marsigliesi sono più di un centinaio. Poi a metà ‘900 arrivano i detergenti sintetici e la gran parte delle aziende chiude. Oggi in città rimangono solo quattro produttori del «vero sapone di Marsiglia» e la savonnerie più antica è Fer à Cheval, in attività dal 1856.
Quello originale
Il vero sapone di Marsiglia ha la forma: a cubo e i marsigliesi lo considerano quasi una madeleine proustiana. Stampigliata su tutte e sei le facce la dicitura: «Extra Pur 72% d’Huile», la percentuale ufficiale di olio contenuta. Seconda regola, il colore. Bianco-crema per il sapone da usare per il bucato, per pulire la casa, per tutti gli usi domestici. Verde, più o meno intenso, per l’igiene personale. Quelli rosa, giallini o verde prato non sono autentici. Lo stesso per il profumo: nessun profumo aggiunto al vero sapone di Marsiglia che sa solo di pulito, anche le fragranze apparentemente naturali – fiori, frutti- in realtà sono di sintesi. E zero conservanti, ça va sans dire. La ricetta originale prevede il 72% d’olio d’oliva, un po’ d’acqua, un po’ di sali e un po’ di soda caustica diluita. Il tutto cotto per quattro giorni, poi lavato per eliminare la soda in eccesso e lasciato asciugare perché indurisca.
Come si usa
In quanto agli utilizzi, il vero sapone di Marsiglia è un portento. Adatto a tutte le pelli, anche quelle più sensibili (bebè compresi), funziona per detergere ferite e bruciature, favorendo la cicatrizzazione. È molto meglio di un bagno schiuma o di uno shampoo, perché contiene solo ingredienti naturali ed è totalmente biodegradabile. Sostituisce la schiuma da barba e persino il dentifricio (i marsigliesi più anziani lo hanno sempre usato anche per lavarsi i denti). Il tutto al risparmio: per l’igiene personale di un anno bastano 3-4 cubetti da 400 gr (20 euro). Cancella le macchie dai tessuti ed è perfetto per lavarli, portarsi in viaggio un pezzo di sapone risolve ogni problema in modo minimal, a zero sprechi. In casa pulisce bagno, pavimenti e messo nell’armadio protegge dalle tarme. Alcuni savonniers poi, sostengono che un sapone di Marsiglia messo in fondo al letto allevia i crampi notturni. Il merito pare sia dei sali liberati dal sapone.