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 2018  maggio 19 Sabato calendario

I biglietti di Liverpool-Roma sono stati stampati prima dell’abbinamento?

Adesso Michel Platini ci racconta una versione dei fatti diversa da quella in voga quand’era a capo dell’Uefa o quando occupava un altro dei tanti scranni dal quale ha gestito un potere a tratti illimitato e a tratti sfacciato: «Ai Mondiali del ’98 facemmo qualche piccolo imbroglio per evitare che Brasile e Francia si incontrassero prima della finale, del resto non ti rompi le scatole per sei anni ad organizzare un Mondiale se poi non si fa qualche piccolo aggiustamento dietro le quinte, giocavamo in casa, tanto valeva approfittarne». Di limpido c’è solo il torbido. Allora aveva ragione Blatter. I più recenti sovrani del pallone, finiti male ognuno a modo suo ma affratellati da svariate similitudini, sono stati schiacchiati dalla corona degli impicci da loro stessi orditi o tollerati. Eppure non si contentano. Debbono riconquistare “like”, far parlare di sé. Sbagliati loro, sbagliati tutti. E così svelano verità postume, flessibili e atroci, le stesse verità che prima cercavano con ogni mezzo di nascondere. Con l’unico risultato di innescare la miccia del sospetto permanente. Due anni fa Blatter rese pubbliche le 5 regole per truccare i sorteggi e disse di palline messe nel frigo dall’Uefa, «ma la Fifa queste cose non le fa». Ora dal suo eremo di condannato Platini racconta che quando era a capo del comitato organizzatore di un evento Fifa succedeva più o meno la stessa cosa. E il paradosso è che di quel sorteggio Blatter andava fiero: «Sarà il più trasparente della storia». Come no. Nel calcio le palle sono tutto. Palle pulite, sporche, palle lunghe a pedalare, palle fredde e calde, palle che fumano. Nel programma “Stade Bleu” che andrà in onda domenica sulla tv francese, Platini ammette il pasticcio. Usa però un tono scherzoso, come se non vi fosse più infamia nell’infamia ricordata, solo note pittoresche. I sorteggi sono avanspettacolo. Ma forse anche un cabaret della magia. Chi lo sa. Per i Mondiali del ‘66, i bigliettini col nome delle squadre erano infilati in un secchiello da champagne avvolto da una specie di tovagliolo. L’incaricato faceva un movimento esagerato, nemmeno dovesse tirar fuori un coniglio (e ci fu il boato italiano quando venne pescata la Corea del Nord). I sorteggi degli ultimi anni sono canzonissime. Ridono tutti troppo, cantano, parlano cinque lingue, il calcio che fanno nascere è un dettaglio. La macchina funziona per inerzia ma dietro colleziona perdite, soprattutto di credibilità, E Platini lo conferma. Perché, per esempio, corse voce che i biglietti di Liverpool-Roma fossero stati stampati prima dell’abbinamento? E se per caso fosse vero, fa così ridere?