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 2018  maggio 19 Sabato calendario

Adam Driver, allampanato e pallido

Da Kylo Ren a Sancho Panza, dal lato oscuro della Forza all’universo folle di Terry Gilliam. È il momento di Adam Driver sulla scena cinematografica mondiale e anche sul palcoscenico di Cannes, dove è presente in doppia veste: ha sfilato in concorso con Spike Lee, poliziotto infiltrato tra i razzisti in BlacKkKlansman, e oggi chiude la rassegna francese con The man who killed Don Quixote. «Sono entrambi dei maestri, e la loro energia infiamma. Scelgo i film per lavorare con registi come loro, io che non sarò mai capace di dirigere neanche un corto». Allampanato e pallido, il viso asimmetrico e affascinante, Driver è diventato “l’attore più sexy della tv”, titolo attribuito da Bret Easton Ellis, ai tempi della serie Hbo Girls. Per contrappasso Gilliam gli ha affidato il ruolo dello scudiero-contadino di Don Chisciotte, immergendolo in diverse situazioni ridicole. «Non mi sono spaventato per la storia travagliata del film di Terry, ogni film che viene alla luce è sempre un miracolo. Anche Martin ha impiegato vent’anni per fare Silence», racconta l’attore, che nel film di Scorsese interpretava un padre gesuita. «E la tenacia di Terry mi ha conquistato. Come in tutti noi, è un po’ Sancho Panza nel cercare di essere realistico e controllare le cose, ma poi trova l’ispirazione lasciandoci trasportare in modo libero da Don Chisciotte». Negli ultimi anni Driver ha girato un film dopo l’altro e con i registi più diversi, da Steven Spielberg ( Lincoln) a Steven Soderbergh ( La truffa dei Logan) da Clint Eastwood ( J. Edgar) ai fratelli Coen ( A proposito di Davis), fino a Jim Jarmusch ( Paterson). «Il set è un’esperienza forte: sei lontano da casa per qualche mese, crei straordinari legami con altre persone con cui vivi per 24 ore al giorno. C’è tensione e speranza. E quando finisce sai che quello che hai vissuto è finito e irripetibile e non sai se i sentimenti forti che hai condiviso con gente che non rivedrai erano qualcosa di reale o solo un’illusione. Mi mancano ancora molto le estati newyorchesi passate sul set di Girls, il cast, la troupe...». Una grande amicizia che Driver si porta dietro è con Saverio Costanzo e Alba Rohrwacher nata sul set di Hungry hearts: «Con Saverio e Alba è nato un rapporto profondo. Condividiamo la stessa idea di cinema. Non vedo l’ora di incontrare Alba, che è al festival con il film della sorella, ci stiamo inseguendo...». La popolarità stellare non si addice troppo alla personalità di Driver. «Il mio modo di raccontarmi passa attraverso i film, non credo che svelare dettagli personali aiuti a comprendere i miei personaggi, tutt’altro. Il compito di un attore è spiare la vita vera e per questo devi essere in grado di muoverti nell’anonimato. Ma allo stesso tempo devi sostenere il film e io cerco di farlo rivelando meno cose possibili di me». Non lo infastidiscono le folle di giovani fan che lo inseguono ovunque, anche qui alla Croisette. «Con i ragazzini sono sempre a mio agio, il loro interesse è genuino, c’è uno scambio fortissimo. Anche perché Kylo Ren di Guerre stellari in fondo è un adolescente irrisolto e tormentato. Sono gli adulti invece che mi mettono in crisi con domande strane». Come nelle classiche favole hollywoodiane, per Driver fare l’attore è stato solo un ripiego. Voleva fare il marine, ma due mesi prima di partire per l’Iraq si è rotto lo sterno ed è stato congedato. Diventato famoso ha fondato un’organizzazione no profit che produce spettacoli per soldati in missione.