Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  maggio 19 Sabato calendario

La casa delle api di Adrien Missika

Una piramide in luserna (un granito grigio locale) confitta a terra per il vertice, su cui sono stati ricavati 2300 fori di differenti diametri. Sono abitazioni possibili per coccinelle, bombi, vespe e api che vi possono nidificare, o passare l’inverno. La scultura di Adrien Missika s’intitola Palazzo delle Api, un’opera permanente site-specific curata da Ilaria Bonacossa e posta nella Fondazione La Raia, a Novi Ligure, un’azienda biodinamica nel territorio del Gavi. Riprende strutture utilizzate dai coltivatori di frutta e verdura per favorire l’impollinazione delle piante. Missika è un giovane artista francese che vive a Berlino e lavora con oggetti e forme vegetali. Il 20 maggio poi è la “Giornata Mondiale delle Api”, dedicata all’insetto più popolare, il più amato. Alacre lavoratrice, l’ape è la destinataria di questa scultura. Se lo merita. Dopo essere apparsa sulla Terra più di settanta milioni di anni fa, oggi potrebbe anche scomparire. L’allarme è stato più volte lanciato. L’ape è un animale sociale in cui gli esseri umani si sono specchiati. Per una strana congiuntura nell’ultimo anno sono apparsi vari libri dedicati a lei: L’intelligenza delle api (Raffaello Cortina) di Randolf Menzel, ricercatore tedesco del settore, coadiuvato da Matthias Eckoldt, e poi Il tempo delle api (il Saggiatore) di Mark L. Winston, docente universitario canadese, uno dei massimi esperti di api e impollinazione; e anche un romanzo ambientato nell’Ottocento: La storia delle api (Marsilio) di Maja Lunde. Perché tutto questo interesse per gli insetti che producono miele e cera? Forse perché sappiamo, dopo gli studi pioneristici di Karl von Frisch, che possiedono un linguaggio e che comunicano tra loro informazioni sulla presenza dei fiori e non solo. O forse perché l’alveare è una metafora vivente della nostra società di massa, che ci inorgoglisce e insieme ci minaccia. Missika ha pensato a questa piramide di forma precolombiana come a una sorta di Unité d’Habitation (Le Corbusier), ma anche agli “edifici metabolisti” giapponesi, alle cellette monacali e, come asserisce la curatrice, alle popolazioni costrette a fuggire dai loro paesi a causa della guerra. Forse la “Giornata mondiale delle api” non è solo rivolta a queste longeve abitanti di campi e prati, ma anche a noi, che siamo sempre più fluttuanti e nomadi in un paesaggio mondiale globalizzato e caotico. Trovare una casa agli insetti è un modo per farci pensare alla casa dell’uomo in questo tempo? Probabilmente sì.