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 2018  maggio 19 Sabato calendario

In Italia Marchionne costruirà i suv di Alfa e Jeep

Torino A due settimane dal 1 giugno, quando Sergio Marchionne annuncerà agli investitori il piano industriale 2018- 2022, si affollano le indiscrezioni sulle intenzioni di Fca. Ieri l’agenzia Bloomberg ha ripreso alcuni rumors per spiegare come «l’Italia abbandonerà la produzione delle utilitarie». Processo per la verità già in atto da diversi anni che si completerà con l’abbandono della produzione della Panda a Pomigliano ( non smentito e implicitamente confermato da Marchionne alla conferenza stampa di Detroit a gennaio) e la cessazione della residuale produzione della Mito a Mirafiori. Nello stabilimento torinese verrà realizzato un nuovo suv ( secondo Bloomberg con il marchio Maserati, secondo altre fonti con quello Alfa) da affiancare all’attuale produzione del Levante. A Pomigliano invece dovrebbe arrivare la produzione di piccoli suv con i brand Jeep e Alfa. Il ritorno del biscione nello stabilimento campano rappresenterebbe la chiusura del cerchio nella lunga storia della fabbrica nata ai tempi delle partecipazioni statali proprio per produrre automobili con il brand milanese. Ieri i sindacati hanno manifestato preoccupazioni per la chiusura di una produzione di grandi volumi che tuttavia non ha mai garantito l’assorbimento della cassa integrazione in una fabbrica considerata oggi uno stabilimento modello. In realtà la produzione di un modello premium, di valore maggiore perché più ricco di dotazioni, richiede un maggior numero di addetti. Inoltre, come è accaduto negli altri stabilimenti italiani del gruppo, i maggiori margini garantiti da modelli più ricchi consentono di venderli anche in mercati lontani e, di conseguenza, sembrerebbero garantire maggiormente il livello degli organici anche a Pomigliano. Del resto l’obiettivo della piena occupazione in Italia, che faceva già parte del piano 2014-2018 (anche se non è stato raggiunto) non potrà non far parte degli impegni per i prossimi quattro anni. Secondo i rumors ripresi da Bloomberg, nel futuro di Fca c’è anche la cessazione della produzione della Punto a Melfi ( e anche questa era una fine annunciata). Più in generale, nell’opera di superamento della produzione di utilitarie, auto a basso valore aggiunto che diventano convenienti solo per il gran numero di pezzi venduti, ci sarebbe anche la cessazione della Tipo, l’utilitaria supereconomica oggi prodotta negli stabilimenti turchi. La fine della mass production di Fiat (lo storico marchio rimarrebbe comunque sul tutti i tipi di 500 e sulla Panda tornata polacca) è certamente un fatto storico, anche se da tempo Marchionne aveva imboccato questa strada. È il segno che anche Fca deve cercare prodotti di alta qualità per vincere la concorrenza mentre ai livelli bassi della gamma prodotto è piuttosto difficile battere la concorrenza asiatica che ha costi del lavoro inferiori. Ma è anche il segnale che l’Italia, almeno la sua parte più ricca, non è più un paese da parco circolante povero. La funzione storica ricoperta da Fiat nel Novecento, quella di motorizzare la Penisola riempiendola di utilitarie, si è esaurita da decenni. Le ipotesi rilanciate ieri dai mezzi di informazione hanno spinto la Fiom a «chiedere un incontro all’azienda insieme a tutti gli altri sindacati per conoscere il futuro dei singoli stabilimenti». Ma difficilmente questo potrà accadere prima del capital markets del 1 giugno.