La Stampa, 15 maggio 2018
Il boom degli alberghi-container
Case, ristoranti, centri sportivi, ma soprattutto alberghi: il container è sempre di più protagonista dell’architettura del nuovo Millennio, grazie a una coraggiosa combinazione di glamour e funzionalità che lo hanno trasformato da vettore standard per il trasporto delle merci a pietra miliare dell’edilizia modulare. All’inizio si trattava di un metodo per riciclare in modo alternativo i materiali nel rispetto dell’ambiente, tanto da far parlare di «seconda vita dei container». Adesso, invece, per dar vita a strutture alberghiere vengono realizzati container ad hoc, del tutto nuovi, pur preservando quelle che sono le caratteristiche standard del vettore, ovvero misure, peso e materiali che ne rendono pratico il trasporto.
I più belli
La filosofia alla base dell’idea è semplice: i container possono essere usati come i mattoncini Lego, montati, smontati e rimontati da un luogo all’altro con relativa versatilità. Un trend che sta prendendo sempre più piede nel mondo dell’ospitalità attraverso realizzazioni talvolta essenziali, altre volte ricercate e finanche eccentriche. Tanto da essere inserite in classifiche dedicate, come quella dei «World’s Coolest Shipping Container Hotels», gli alberghi di container più di tendenza del pianeta.
Ecco allora che a Manuel Antonio, in Costa Rica, sorge El Faro Beach Hotel, incastonato su una collina che domina una delle più belle spiagge della località Pacifica. Articolato su più livelli e caratterizzato dall’estetica monocromatica, che ricorda antiche strutture coloniali, le stanze offrono tutti i comfort, dallo schermo piatto al wi-fi, passando per il minibar. La suite all’ultimo piano consente l’accesso a una terrazza dal panorama mozzafiato dedicata agli aperitivi. Il tutto arricchito da due piscine e ristorante tipico per esperienze culinarie local.
Dall’Oceano alle montagne di Gudauri, nella municipalità di Kazbegi, in Georgia, situate a 120 chilometri dalla capitale Tbilisi, e a 2196 metri sul livello del mare, sulla Strada militare georgiana nel Grande Caucaso. È lì che si trova il principale comprensorio sciistico della Georgia, mecca per gli appassionati di eli-sci praticato sul monte Kudebi, a oltre tremila metri. E anche il Quadrum Ski & Yoga Resort, un boutique hotel dai container color larice che ricorda chalet alpini, e dall’arredamento «euro-minimalista» con finestre da terra a soffitto per agevolare la panoramica vista delle nevi perenni. A Warnemünde, in Germania, c’è Dock Inn, comprensorio portuale di 64 «container room» che, sebbene venga classificato come ostello, offre servizi da struttura stellata come sauna e centro benessere sulla terrazza, cinema e sala giochi. La palma minimalista spetta però a ContainHotel, situato sulle rive dell’Elba, in Repubblica Ceca. È soprannominato il micro hotel perché può ospitare un massimo di 13 persone in cinque camere, alle quali è garantito ogni comfort e una vista sul fiume.
Il futuro
Si potrebbe proseguire col giro del mondo, dal Containers Hostel in Scozia, primo ostello in container, al Tetris brasiliano che riproduce il videogioco Anni Ottanta. C’è poi l’hotel low-cost per i minatori del Cile, e lo Snoozebox in Russia, per ospitare i tifosi in arrivo per i mondiali di calcio. Per non parlare delle opportunità Airbnb in container a Panama, mentre in Italia ha lanciato PopUp Hotel, prototipo del prima declinazione italiana di stanza d’albergo realizzata con container riciclati. Non mancano progetti visionari come The Hive Inn, il primo grattacielo modulare simile a un puzzle Jenga, con la particolarità di cambiare il posizionamento delle camere con una gru posta all’ultimo piano. In quale angolo del Pianeta sorgerà? Sono aperte le candidature.