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 2018  maggio 15 Martedì calendario

Tsitsipas, tennista greco

ROMA Si può essere pigri, ma anche campioni. Persino aprire frontiere mai viste: ad agosto compirà venti anni, Stefanos Tsitsipas. È greco, è uno dei migliori della famosa Next Gen, e nel suo paese non c’è mai stato uno bravo come lui¬ «La Grecia ha altri sport di tradizione: il calcio, il basket. Ecco, io vorrei diventare l’ambasciatore del tennis in Grecia. Fare qualcosa che nessuno ha mai fatto». Tsitsipas come Dimitrov. «Esatto, io in Grecia e lui in Bulgaria. Ma io sto facendo qualcos’altro, sto cambiando me stesso attraverso un viaggio interiore». Ce lo racconti. «Incarno perfettamente il carattere greco, sono un po’ pigro. Ma sono riuscito a modificare la mia natura, cerco di mettere nel tennis qualcosa del basket, degli altri sport: mentalità, disciplina». Non ci sono stati prima tanti tennisti greci. «Economidis, lui è stato quello che è salito più in alto. E Konstantin mi ha aiutato all’inizio, quando le cose hanno cominciato a farsi serie. Ma, di base, sono un piccolo miracolo». In che senso? «Nel senso che in Grecia non esiste una federazione degna di questo nome, per cui ho dovuto fare tutto da solo. Tutto quello che ho realizzato è stato senza un allenatore e questo è davvero qualcosa di insolito nello sport: ho dovuto pagarmi tutto io, o meglio la mia famiglia». Per fortuna il nonno era nazionale russo di calcio, mamma campionessa nazionale russa di tennis, papà greco maestro di tennis. «E quindi c’erano delle stimmate ben precise… ma quando parlo di miracoli intendevo anche un’altra cosa, un altro episodio». Ah, ecco. «Ero piccolo. Eravamo con amici al mare, un’estate. Inesperti, sottovalutiamo le onde e io ho rischiato davvero di annegare. Sono stati momenti terribili per tutti. Per questo penso di essere stato benedetto». E questo ha contribuito a cambiarla. «Mi sento come se Dio m’avesse voluto dare una seconda chance. Per questo vedo le cose con molta più tranquillità. Dò agli eventi il giusto peso, il giusto valore». Tipo è inutile essere frenetici, cercare il risultato subito, a tutti i costi. «Beh, io voglio diventare Top del mondo ma, seguendo sempre un detto popolare greco, le cose hanno il loro tempo, arriveranno al momento giusto. Cerco di rimanere umile, di rimanere affamato, di fare le cose giuste, di lavorare correttamente, di fare le cose giuste e in campo». Dicono anche che lei sia un ragazzo con degli interessi. «L’arte mi affascina, come fare foto e video». Anche la storia, non è vero? «Sono interessato alle cose del Medio Oriente, perché vedo una comunanza con la nostra storia. Così come anche quella italiana. Abbiamo radici lontane, abbiamo vissuto periodi simili e ci siamo contagiati». E poi arriviamo al futuro, alla Next Gen. «Stiamo arrivando. E sono felice di farne parte di questo gruppo di fenomeni. Oggi mi tocca Coric e sono anche bello stanco…». Però lei è l’unico di loro a colpire il rovescio a una mano, come Federer o Sampras, al quale molti dicono che lei somigli… «Ne sono felice, perché sono i miei idoli: sì, forse il mio rovescio è un tributo a loro due».