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 2018  maggio 15 Martedì calendario

Sapelli, cinque interviste in cinquanta minuti

MILANO Del premier, Giulio Sapelli aveva la stazza ( possente, alla Helmut Kohl). E l’habitus: estetico, nel completo con cravatta e mocassino che sempre i suoi studenti gli ricordano alla Statale, e mentale nella coscienza dell’intellettuale: «Economisti come me non ce ne sono più, sono un sopravvissuto», diceva ieri alla presentazione dell’ennesimo libro, “Oltre il capitalismo”, scritto per Guerini come «critica feroce al capitalismo finanziario che ha riesumato lo schiavismo». Ciò che Sapelli aveva di diverso, da ogni presidente del consiglio ipotizzato per una notte – è la loquela, mai negata, sferzante e piena di riferimenti ai classici. Nei 52 minuti passati tra le voci sul suo nome e la smentita formale dei M5S, aveva già rilasciato interviste a cinque agenzie di stampa e dipanato avanscena e retroscena del Sapelli I. Un governo di professori, in cui al Tesoro aveva caldeggiato, vedendo Giorgetti, Salvini e Di Maio domenica sera in un hotel milanese del centro, il nome di Domenico Siniscalco, già ministro nel 2005, ora banchiere con Morgan Stanley a Londra. Ex post, pare che i M5S non gradissero né Sapelli né ritrovare al Tesoro un banchiere ex ministro dei governi Berlusconi. «Ringrazio Giulio per la stima e l’amicizia, ma non mi sento in panchina», ha detto Siniscalco, che con Sapelli ha condiviso la laurea con l’economista Franco Momigliano, poi la docenza e la ricerca presso la Fondazione Mattei (Eni). L’idea Sapelli sembra sia venuta al segretario della Lega, tra i suoi studenti vent’anni fa. Ma nel 2008 a cinque esami dalla laurea Salvini lasciò, per «liberare la Padania». «Mi hanno chiesto di fare il premier in caso di accordo, ho risposto di sì, il loro mi sembra un buon programma socialdemocratico – spiega Sapelli – Ma ho posto per condizioni l’ok di Quirinale e parlamento, e garanzie sui ministri». Forse ha chiesto troppo il brillante studioso già in cattedra a trent’anni, che da allora studia e insegna come temperare il capitalismo con una cassetta d’attrezzi molto vari tra responsabilità sociale d’impresa, cattolicesimo sociale, cooperazione, beni comuni e «visione socialista sul futuro». Così la presentazione del libro sa di programma mancato. Il reddito di cittadinanza? «Dare 780 euro per tre mesi ai disoccupati si fa in tutto il mondo, aiuta ad avvicinarli all’etica del lavoro». L’Europa? «Sottrae sovranità ai popoli senza che se ne accorgano, un modello senza futuro che permette alla Germania di esportare a basso costo e sforna leader come Macron». Almeno Macron s’è formato all’Ena, «noi qui abbiamo dei cloni formati alla Magliana». Un indizio per capire chi e perché gli ha rotto il sogno però Sapelli lo dà: «È tutto nei classici, rileggete la circolazione delle élites». Dove Pareto spiega l’esigenza di mescolare, tra chi va al potere, uomini forti ( i leoni) e uomini furbi ( le volpi). A Di Maio suoneranno le orecchie. Ma Di Maio rilegge Pareto?