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 2018  maggio 14 Lunedì calendario

L’intelligenza artificiale nuovo rebus dei manager

Logistica, servizi finanziari, automotive: per un manager su due l’intelligenza artificiale può creare business e portare vantaggi all’azienda. Ma per centrare gli obiettivi – evidenzia uno studio promosso dal K&L Gates Legal Observatory su un campione di 3.000 manager in Italia – ci sono numerose sfide da raccogliere in uno scenario in cui, per il 59% degli intervistati, aziende e lavoratori non sono ancora pronti a mettersi alla prova con le nuove tecnologie.
Da un lato, le imprese si trovano a fare i conti con la riorganizzazione strutturale e la formazione delle risorse umane. Dall’altro lato, i lavoratori hanno invece davanti l’opportunità di aggiornare competenze e abilità e di imparare a lavorare insieme alla tecnologia.
Dalla survey realizzata dal network di oltre 2mila avvocati nel mondo – che sarà presentata domani a Milano in occasione del convegno «Le nuove tecnologie al servizio dell’impresa» – emerge che per il 51% dei manager l’intelligenza artificiale, se integrata all’interno di una strategia aziendale funzionale e di lungo periodo, può portare business e vantaggi competitivi sul mercato.
Il 19% dei soggetti ritiene che sia un treno imperdibile per non restare indietro e avere maggiori chance future. Il 15% poi pensa che le nuove tecnologie possano contribuire a migliorare un servizio o un prodotto nell’interesse del consumatore finale, oppure rispondere in maniera adeguata alle esigenze del mercato fidelizzandolo. Solo il 12% la reputa un rischio sia per il business sia per il lavoro.
A livello di settori, per il 57% dei manager è la logistica che più può beneficiare dell’avvento dell’intelligenza artificiale, soprattutto per rendere più efficiente la gestione dei magazzini e le operazioni di trasporto. Ma anche i servizi finanziari (45%), per aumentare la sicurezza, semplificare e contrastare le frodi. Il 36% scommette sull’automotive, specie per tutto ciò che è legato allo sviluppo di una mobilità futura senza conducenti. Mentre un quarto degli intervistati ritiene che l’intelligenza artificiale possa aiutare il comparto manifatturiero nei processi produttivi (ad esempio l’assemblaggio di precisione) e, infine, il 18% indica la sanità, dove l’obiettivo è velocizzare il lavoro dei medici anche a vantaggio della salute dei pazienti.
Ai manager è stato chiesto quali sfide affrontano le aziende nel rapporto con le nuove tecnologie. Dalle risposte emerge che al primo posto c’è la prospettiva di una forte riorganizzazione strutturale (34%) legata a doppio filo all’introduzione dell’intelligenza artificiale. Affiora di conseguenza anche il bisogno di formare i dipendenti alla piena integrazione con la macchina, indicato come priorità dal 29% dei manager.
Per quanto riguarda i lavoratori, invece, quali sono le sfide future? Un dirigente su tre ritiene che quella più impegnativa sia rimettersi in gioco per aggiornare le proprie competenze e abilità. Segue la sfida della disponibilità a imparare a lavorare con le nuove tecnologie (indicata dal 26% degli intervistati) e a iniziare a ragionare in termini di maggiore flessibilità (21 per cento). Infine il 19% pensa che la difficoltà principale che i lavoratori dovranno affrontare sarà il dover pensare oltre lo schema della mansione prestabilita, andando oltre la storica concezione del ruolo.
«Non c’è dubbio che stiamo attraversando un’epoca di trasformazioni tecnologiche molto simile alla seconda rivoluzione industriale – spiega Roberto Podda, partner di K&L Gates e responsabile del dipartimento di diritto del lavoro –. Emergono nuove istanze ed urgenze dal mondo del lavoro, direttamente indotte dall’impatto delle nuove tecnologie sul ruolo dei lavoratori e sul rapporto tra questi ultimi e i datori di lavoro e committenti, decisamente più fluido e discontinuo rispetto al passato».
Per questo motivo, secondo i manager un ruolo decisivo deve svolgerlo anche il legislatore: per il 37% degli intervistati da K&L Gates servono regole eque senza frenare la spinta all’innovazione.