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 2018  maggio 14 Lunedì calendario

«Canterò l’amore e ci sarà molto da ridere Ma anche da piangere». Intervista a Caterina Antonacci


Uno spettacolo inedito che mette insieme due atti unici. «Interessanti, freschi e, nonostante non siano così diffusi, con un taglio che potrà piacere sia agli appassionati d’opera sia a chi ama la prosa». Il soprano Anna Caterina Antonacci da domani sarà protagonista al Regio di un allestimento che unisce sul palco «Il segreto di Susanna», intermezzo musicato da Ermanno Wolf-Ferrari, e «La Voix humaine», tragedia lirica di Francis Poulenc tratta da un testo di Jean Cocteau. Artista poliedrica e intensa, nota per i suoi grandi personaggi – Carmen, Cassandra e Medea – interpreterà il dittico accompagnata dall’Orchestra del Teatro diretta da Diego Matheuz, in un allestimento dell’Opéra Comique di Parigi con la regia di Ludovic Lagarde.
Cosa si troverà di fronte il pubblico?
«“Il segreto di Susanna” è una storia leggera raccontata in maniera ironica con una partitura raffinata e ricca di atmosfere musicali legate all’epoca in cui è stata composta, quell’inizio Novecento denso di godibili sonorità. “La Voix humaine” è un monologo drammatico in cui il flusso dei sentimenti viene espresso in un crescendo di emozioni ricco di suspense e tragicità».
Si comincerà con «Il Segreto di Susanna».
«Gli ingredienti sono una moglie reticente, un marito sospettoso e un vizio inutile e dannoso. Il conte Gil – il baritono Vittorio Prato – e sua moglie, la contessa Susanna, sono freschi sposi, ma già la gelosia rode l’uomo: è convinto che lei abbia un amante. Alla fine scoprirà che il suo segreto non è nient’altro che il concedersi una sigaretta, con il lieto fine che li vedrà fumare insieme imitati dal servo muto Sante (il mimo Bruno Danjoux)».
Invece ne «La Voix humaine» c’è una donna senza nome.
«Tutto ruota intorno a lei sola in una stanza in compagnia del telefono che squilla. Dall’altro capo del filo c’è il suo amante, e il colloquio fra i due viene spesso interrotto e sempre ripreso, perché nessuno dei due trova il coraggio di dire la parola definitiva. Si sentirà solo la voce della donna, la presenza dell’uomo è suggerita dai silenzi e dalle pause».
Cosa hanno in comune queste figure femminili?
«All’apparenza nulla. I due atti unici sono uniti dall’appartamento in cui si svolgono entrambe le situazioni. Se Susanna è una giovane innamorata e trascurata, la seconda è una donna innamorata, ma distrutta dalla solitudine e dall’abbandono. Sembrerebbero in antitesi, ma potremmo anche pensare a loro come alla stessa donna in due momenti diversi della vita».
Cosa rappresenta per lei questo doppio ruolo?
«Una piacevole sfida. Sono molto diverse come personaggi e anche lo stile in cui sono state scritte le opere è differente: nella prima si ride, nella seconda prevale il tragico. In teatro non è così consueto avere l’opportunità di interpretare ruoli opposti, specialmente in un unico spettacolo».