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 2018  maggio 15 Martedì calendario

Il suprematismo vittimista

Paolo Cirino Pomicino, ministro democristiano della Prima repubblica, su Twitter sbalordisce dell’impudenza di Luigi Di Maio che si proclama impegnato a scrivere la storia: «Non lo diceva di sé nemmeno Alcide De Gasperi, che la storia l’ha scritta davvero». E lì arriva uno e risponde: forse perché De Gasperi non veniva da vent’anni di malgoverno. Ok, fa molto ridere. Ma che costui ignorasse da quale inferno di ventennio venisse De Gasperi, e quale inferno di macerie e morti fosse allora l’Europa, non è nemmeno il punto. Non è il punto l’assertiva e orgogliosa stoltezza di cui è animato il corteo urlante di internet, ma lo sbalordivo suprematismo vittimista che è il preciso carburante della protesta. Non i confini, non prima l’Italia, non l’immigrazione: il vero suprematismo è quello della nostra personale sventura. Siamo persuasi di vivere la stagione più sfortunata di sempre, e di viverla sulla nostra irripetibile pelle, perché si esclude esista altro tempo che quello delle nostre vite, o di un malmostoso pomeriggio. Tutti galleggianti dentro la bolla di un’esistenza preziosa, così esclusiva e così infelice da meritare la sollecitudine del mondo intero per un immediato risarcimento. Poi, certo, ci sono le diseguaglianze, il lavoro che manca o è pagato una miseria, ma se distogliessimo per un momento lo sguardo dal nostro monumentale ombelico, e ci guardassimo attorno, e magari dessimo un’occhiata all’indietro, forse intuiremmo il capolavoro di un’Europa che per la prima volta nella storia ci ha riempito la pancia, e consegnato l’inestimabile libertà di essere tanto scemi.