la Repubblica, 12 maggio 2018
L’amaca
La tendenza “non è colpa mia, è colpa sua” – trend largamente dominante tra eletti ed elettori, insomma tra gli italiani nel loro complesso – segna un apice forse ineguagliabile in quella pensosa frangia della super-sinistra che ha votato cinquestelle, e ora si ritrova mandante involontaria di un governo che va dai suprematisti bianchi ai No Tax di tutte le razze. Con l’Olgettino in capo a garantire, ove necessario, l’opportuna astensione. A disposizione di questi sventurati c’è una specie di dichiarazione-standard, leggibile ieri su molti quotidiani e forse disponibile anche in apposito modulo da ritirare al Ministero degli Alibi, che dice più o meno così: «non è mica colpa mia, è colpa del Pd che non ha voluto fare un governo con Di Maio». Completare il ragionamento, e dunque aggiungere che in ogni modo loro hanno votato per un partito che non ha alcuna remora ad allearsi con i fascisti e con gli xenofobi, questo no. Questo mai.
Impensabile anche un fifty-firty: metà colpa di Renzi metà mia. Comporterebbe il rischio di ammettere di avere preso un abbaglio, e la super-sinistra è tal quale il super-io: è addetta alle certezze e agli anatemi, alla somministrazione del Bene e alla denuncia del Male, non è attrezzata per il dubbio, men che meno per l’ammissione dell’errore. E dunque, se il mio voto espresso per disgusto nei confronti del Pd finisce nel sacco di Salvini, la colpa è del Pd che mi ha disgustato. Io che c’entro, scusate?