Libero, 14 maggio 2018
2,5 miliardi di uomini hanno bisogno di un paio di occhiali e non li hanno
Il problema è tanto diffuso quanto poco conosciuto: diffuso perché, secondo la società di consulenza di management Boston Consulting Group, nel mondo ci sono più di 2,5 miliardi di persone che avrebbero bisogno di occhiali ma non li hanno; poco conosciuto perché nel 2015, per esempio, sono stati spesi (...) :::segue dalla prima COSTANZA CAVALLI (...) solo 37 milioni di dollari per farvi fronte, ovvero meno dell’1% delle risorse dedicate ai problemi sanitari globali. Se è vero che nel 2050 metà della popolazione mondiale potrebbe essere affetta da miopia, serviranno un sacco di occhiali, e a lanciare l’allarme è l’Organizzazione mondiale della sanità. Ma l’analisi, riportata dal New York Times, viene dalla Boston, un ente ricchissimo che si occupa di economia globale, perché la mancanza di occhiali è una disabilità che costa al mondo fino a 200 miliardi l’anno in termini di perdita di produttività, e si aggiudica anche il titolo della più grave crisi sanitaria globale. ORBI, NON STUPIDI È una piaga che ha varie sfaccettature: dagli incidenti stradali allo studio, dall’agricoltura fino alla lettura dei contatori del gas. Ma tra i miopi ci sono anche migliaia di camionisti nigeriani che si sforzano di vedere i pedoni attraversare la strada e vanno così piano che sembrano guidare su una mulattiera; in Bolivia, i coltivatori di caffè di mezza età non sono in grado di vedere da vicino i chicchi maturi e rallentano il raccolto; in India, i campi di grano vengono decimati perché ogni tanto i contadini, non riuscendo a leggere l’etichetta, spruzzano l’insetticida sbagliato. Medici, filantropi e aziende stanno cercando di metterci una pezza. Tra queste c’è Our Children’s Vision, un’organizzazione che fornisce occhiali gratuiti o economici in tutta l’Africa: «Milioni di bambini africani sono giudicati semplicemente stupidi, nessuno approfondisce il problema e non progrediscono negli studi», ha dichiarato Kovin Naidoo, direttore di Our Children’s Vision, «questo aggiunge un ulteriore ostacolo ai Paesi che lottano per uscire della povertà». Poi c’è EYElliance, un’altra organizzazione senza scopo di lucro che cerca di raccogliere fondi e attirare l’attenzione sul problema, ma finora ha raccolto solo pochi milioni di dollari. «La mancanza di accesso alle cure oculistiche impedisce a miliardi di persone in tutto il mondo di sfruttare il loro potenziale, ed è un ostacolo per il progresso economico e umano», ha dichiarato Madeleine K. Albright, ex Segretario di Stato americano, che collabora con l’organizzazione. Hubert Sagnieres, amministratore delegato di Essilor, un’azienda francese di occhiali e partner nella campagna di raccolta fondi, dice che spesso si scontra con i grandi filantropi: per loro è una crisi minore, che non richiede l’invenzione di nuovi farmaci o la distribuzione di vaccini refrigerati in Paesi con infrastrutture inadeguate. Le fabbriche in Thailandia, Cina e Filippine possono produrre occhiali da lettura per meno di 50 centesimi al paio e occhiali da vista che correggono la miopia a un dollaro e mezzo. La fondazione di Bill Gates, per esempio, la “Bill & Melinda Gates Foundation”, creata nel 2000 insieme con la moglie e considerata la fondazione più grande del mondo (con un patrimonio di 43 miliardi di dollari), si occupa di ricerca medica, è impegnata nella lotta all’Aids e alla malaria, e nel miglioramento delle condizioni di vita nel terzo mondo; ma quando gli è stato fatto notare che a causa della sua miopia infantile, se non avesse avuto gli occhiali, probabilmente non avrebbe mai potuto creare Microsoft, Gates ha risposto di avere altre priorità. Ci sono però Paesi in cui il denaro da solo non basterà: l’Uganda conta 45 oculisti per una nazione di 41 milioni di abitanti, la Liberia fino all’anno scorso non aveva una sola clinica oculistica. «Le persone nelle aree rurali non hanno mai visto un bambino con gli occhiali» racconta Ellen Johsons Sirleaf, presidente della Liberia dal 2006 a quest’anno, prima donna eletta capo di stato in Africa. È un problema sistemico, che comprende istruzione e formazione, ed è anche un circolo vizioso: senza occhiali per studiare come si può a diventare medico? Ma non è solo un problema educativo: nell’India rurale, gli occhiali sono visti come un segno di infermità e, in molti luoghi, un ostacolo per le giovani donne che cercano di sposarsi. SENZA LAVORO VisionSpring è un’organizzazione senza scopo di lucro fondata da Jordan Kassalow, un optometrista di New York che ha contribuito anche alla creazione di EYElliance, un’azienda che collabora con i governi locali per distribuire occhiali in Asia e Africa. VisionSpring si occupa principalmente dell’India: a Panipat, a due ore di distanza a nord di Nuova Delhi, si eseguono test oculistici “no stop”: il 12% degli studenti se ne va con un paio di occhiali per la miopia, gli over 50 con quelli da lettura. Più di un miliardo di persone nei Paesi in via di sviluppo, superati i 50 anni, rischia di perdere il lavoro: non leggono più, non riescono più a rispondere ai messaggi né alle mail. Aravind è un’altra istituzione senza scopo di lucro che ogni anno distribuisce 600.000 paia di occhiali in India e si è allungata fino a Nepal, Bangladesh e Africa. Sightsavers è un’organizzazione no-profit britannica che ha curato la cataratta in India fino dagli anni ’60, e negli ultimi due anni si è dedicata a far mettere gli occhiali ai camionisti. I sondaggi mostrano che un preoccupante numero di conducenti nei paesi in via di sviluppo ci vede male, tanto che i tassi di mortalità per incidenti stradali nei Paesi a basso reddito sono molto più alti rispetto a quelli dei paesi occidentali: in Africa il valore è quasi il triplo di quello europeo. In India ogni anno si contano 200mila morti per patologie oculistiche: in un Paese con un colossale numero di conducenti, tra cui nove milioni di camionisti, le agenzie governative che amministrano le licenze di guida non hanno i mezzi per controllare tutti quegli occhi guasti. riproduzione riservata