Corriere della Sera, 14 maggio 2018
Come si cambiano i trattati europei
Naturalmente due partiti che hanno preso molti voti alle elezioni e vanno al governo possono decidere di uscire dall’euro. Impresa faticosa e funambolica ma, se gli elettori lo volessero, legittima. Quello che i due partiti non possono fare è accettare – se pur a malincuore – la moneta unica e poi non rispettarne le regole. Che poi sono i trattati europei, il Patto di Stabilità e Crescita, tutte le norme decise per fare funzionare l’Eurozona. È forse per questo che Lega e Cinque Stelle – i quali per il momento hanno rinunciato a uscire dall’euro – sembrano intenzionati a volerle cambiare queste regole. «Tutto quello che vogliamo fare passa attraverso la rinegoziazione dei trattati europei – ha detto sabato sera Matteo Salvini al termine degli incontri con Luigi Di Maio – Perché se non cambiano le regole europee, non cambiano i parametri, i vincoli imposti dall’Europa, l’Italia soffoca e su questo mi pare che l’impegno sia comune».
Se così è, il possibile prossimo governo di Lega e Cinque Stelle andrà a Bruxelles e nelle capitali europee con la richiesta di modificare i trattati. C’è da immaginare che siano quelli di Maastricht e di Lisbona e che l’obiettivo sia azzerare il Patto di Stabilità (anche se non è del tutto chiaro).
Dichiarare l’intenzione è una cosa. Metterla in pratica è pressoché impossibile. Per il motivo semplice che per farlo è necessario un consenso politico colossale in tutti i 27 partner. Nel 2015, il governo greco di Alexis Tsipras e Yanis Varoufakis scoprì che l’alternativa è tra stare con il resto della Ue oppure lasciare l’euro. Volere cambiare i trattati, cosa che riguarderebbe tutti i membri dell’Unione e non la sola Grecia, sarebbe ancora più difficile, anche perché si tratterebbe di modificarli con la complicata procedura ordinaria, vista l’importanza e la portata delle novità che Salvini e Di Maio vorrebbero introdurre. Tecnicamente, cambiare un trattato significa prima di tutto decidere in cosa e come (e per ora non si sa). In concreto, le regole per la modifica stabiliscono che le proposte di un governo o della Commissione siano discusse dal Consiglio europeo. Quest’ultimo si pronuncia dopo avere sentito l’opinione del parlamento europeo e, se si tratta di materie riguardanti la politica monetaria, della Bce. Nei casi ai quali si riferisce Salvini (i “vicoli imposti dall’Europa”) la banca centrale di Mario Draghi sarebbe ovviamente interessatissima (e certamente contraria all’allentamento di questi vincoli). Se poi il Consiglio europeo accetta di modificare un trattato, il presidente del Consiglio stesso convoca la conferenza dei rappresentanti dei governi della Ue, che stabilisce i cambiamenti. I quali devono poi essere approvati da tutti i 27 parlamenti dell’Unione (in alcuni Paesi anche sottoposti a referendum). Una montagna da scalare dal punto di vista procedurale. Ma soprattutto c’è la certezza politica che l’obiettivo di eliminare certi vincoli finanziari – il limite del 3% di deficit rispetto al Pil, le regole del Patto di Stabilità e altro – incontrerebbe l’opposizione di gran parte dei 19 dell’Eurozona, della Bce e, a quel punto, dei mercati. Se Salvini e Di Maio vogliono rimanere nell’euro, il loro programma di governo pare piuttosto avventurista.
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