Corriere della Sera, 13 maggio 2018
Che cos’è lo slam della poesia
Il Green Mill Jazz Club di Chicago ha una storia gloriosa: inaugurato nel 1907, dal 1910 porta l’attuale nome, in omaggio al parigino Moulin Rouge. Vi ha cantato, tra gli altri, Billie Holiday, ed è stato frequentato da artisti come Charlie Chaplin e Frank Sinatra e da gangster come Al Capone. Al Green Mill il 20 luglio 1986 debutta Uptown Poetry Slam, lo spettacolo di poesia performativa ideato da Marc Kelly Smith (1949), poeta e operaio edile di professione, e dal suo gruppo Chicago Poetry Ensemble, fondato nel 1985 per rivitalizzare la poesia dei poeti laureati «simili a zombie con le loro monotone letture», liberarla dalla prigione della pagina scritta e catturare l’attenzione del pubblico.
Ad accendere gli entusiasmi è la parte dello spettacolo in cui i poeti gareggiano tra loro e sono giudicati da una giuria (slam, del resto, è un termine mutuato dal bridge e usato in diversi sport per indicare i massimi risultati). La formula si diffonde rapidamente negli Stati Uniti e poi in Europa e nel resto del mondo, e in pochi anni il poetry slam diventa un fenomeno sociale e politico, oltre che letterario. Si moltiplicano i locali che ospitano gli incontri: a New York il punto di riferimento degli slammer diventa il Nuyorican Poets Cafe. Al primo National Poetry Slam, che si svolge a San Francisco il 18 ottobre 1990, partecipano tre squadre (Chicago, New York e San Francisco). Dal 2003 le squadre in gara sono oltre settanta. Nel 1997, inoltre, viene fondata la Poetry Slam Inc., un’organizzazione no profit che promuove e controlla i numerosi eventi.
Marc Smith (detto «Slampapi») ha definito il poetry slam «un ring, un tempio», in cui si mantiene viva l’eredità della poesia orale. La competizione segue poche regole, stabilite a Chicago nel 1998: i poeti devono recitare testi propri nel tempo massimo di 3 minuti; non è consentito utilizzare oggetti, costumi di scena o musica; la giuria è composta da 5 membri estratti a sorte tra il pubblico, ciascuno dei quali assegna ai poeti voti che vanno da 0 a 10; la competizione è guidata dal maestro di cerimonie (Mc, termine proprio del gergo dell’hip hop), che spinge gli ascoltatori a partecipare attivamente al rito. Il poeta che ottiene il punteggio più alto riceve un premio simbolico, ma i veri vincitori sono la poesia e il pubblico.
Cinque le caratteristiche fondamentali del poetry slam indicate da Marc Smith: è poesia; è recitata; è competitiva; è interattiva; è comunità, perché «la poesia non è fatta per glorificare il poeta, ma per celebrare la comunità». La competizione è il mezzo teatrale che consente di accendere le scintille della passione ma l’obiettivo dello slam è la comunicazione, la condivisione, l’abbattimento delle barriere tra autore e pubblico.
È Lello Voce a introdurre in Italia lo slam, da cui resta folgorato al Nuyorican Cafe nel 1996. Il 21 marzo 2001, nella Casa delle letterature di Roma, Voce cura il primo slam italiano, a cui partecipa come ospite Edoardo Sanguineti. L’anno successivo organizza il primo slam internazionale plurilingue (BigTorino 2002, Romapoesia 2002). In breve, il numero di slam e di appassionati aumenta vistosamente, ma per qualche anno le numerose esperienze locali restano isolate. La necessità di costituire una federazione che vigili sull’osservanza delle regole e organizzi un campionato nazionale porta alla nascita della Lega italiana Poetry Slam il 30 novembre 2013. Il primo presidente è Christian Sinicco, il presidente onorario è Lello Voce, «Slampapi» d’Italia.