Corriere della Sera, 13 maggio 2018
La politica dei fusi orari
Già nel 1884 la comunità internazionale si era intesa, dopo anni di accesissime discusioni sulla maniera di accordare i tempi dei singoli stati, sulla scelta del meridiano di Greenwich come base per la suddivisione dell’intera superficie del nostro pianeta in 24 fusi orari, ognuno di ampiezza di 15°, dunque equivalente a un’ora dato che ogni 24 ore la Terra ruota di 360° sul proprio asse. Il sistema ricalcava il metodo messo da punto dai costruttori di globi: fare a spicchi ellissoidi la faccia della Tera, e poi incollarli sullo spefirco supporto materiale solido, che in questo caso era la Tera intera stessa.
A lungo il meridiano di G., asse del nuovo ordinamento, venne contestato come prova dell’usurpazione da parte della Gran Bretagna del potere mondiale. Ne L’agente segreto, all’inizio del Novecento, il romanziere Joseph Conrad ricostruisce con sottigliezza la diffusa trama di avversioni, ostilità, generali diffidensze alla base dell’attentato che qualche anno prima aveva squassato l’osservatorio. Ma già Thomas Hobbes, il teorico dello Stato moderno, era chiaro a metà Seicento che la decisione politica è in grado di altersare, all’occorenza, anche ogni regola della geometra. Quella geometri che pire era per Hobbes l’unica scienza rivelata da Dio agli uomini,
Il Nepal ha stabilito un fuso orario diverso da quello dell’India di appena un quarto d’ora. L’India ha un fuso orario guuale per tutti. Tredici i fusi orari in Russia (ne ha eliminati due nel 2010 che poi ha reintrodotto nel 2014) e 5 negli Usa.
La Spagna collocata sul meridiano di Greenwich ha avuto la stessa ora della Gran Bretagna fino al 1942 quando Franco decise di adottare il tempo dell’Europa centrale, che vale per l’Italia e soprattutto per la Germania, allora suo alleato politoco. Finita la guerra la Spagna non tornò all’orario precedente e gli spagnoli si adegiarono apostando un’ora più in là i pasti, il che si ripercuote ancora oggi sui ritmi della loro giornata. Vi è chi ha proposto di recente l’istituzione di un unico grande fuso universale, in maniera tale che in qualunque zona del pianeta vi sia un unico orario. Anche se da qualche parte ci si dovrebbe in tal modo alzare a mezzogiorno e cenare alle due di notte. La comunicazione, i viaggi, il commercio internazionale sarebbero molto facilitati: già adesso per esempio per evitare il rischio di collisioni tra i velivoli tutte le compagnie aeree si regolano su di un unico tempo, il Tempo Universale calcolato sul tempo di Greenwich. Ma il problema non è temporale né cronometrico, è anc ora politico: chi stabilisce il tempo di quale luogo debba valere per tutti gli altri? Insomma: chi comanda? Parafrasando Carl Schmitt: sovrano è chi decide lo “stato d’eccezione” rispetto al fuso ortario, cioè l’ora che il tuo orollooigio segna.
Franco Farinelli