Corriere della Sera, 13 maggio 2018
Gran successo del Salone del libro di Torino
torino Il sabato del villaggio di carta veniva dopo un venerdì e un giovedì complicati. Una partenza con troppo gas quando le «gomme» erano ancora fredde. La macchina organizzativa ha dovuto fare un pit stop per riassestarsi e superare indenne l’esame del weekend. Da ieri, al Salone del Libro di Torino si cammina più spediti. Le code agli ingressi si sono accorciate senza perdere in quantità di visitatori. Merito del quasi raddoppio degli steward: dai venticinque dei primi giorni si è passati a quaranta. Cambiati e anticipati, alle 8.30, anche gli orari di apertura della fiera. Ricreate le corsie per addetti ai lavori, espositori e giornalisti.
Altro elemento a favore, ieri, l’assenza delle scolaresche. Che, naturalmente, arrivano a frotte numerosissime e l’effetto ingorgo è inevitabile. Nel corso della giornata sono state chiuse le biglietterie per overbooking, ma senza creare disagi insormontabili. «Dovremmo avere scollinato la fase critica – commenta il responsabile della logistica, Niccolò Gregnanini – sabato è andato tutto bene. E contiamo di mantenere il numero implementato di steward anche per oggi, domenica, e domani, lunedì, quando torneranno le scuole. Il meteo non ha aiutato. Il tempo incerto ha spinto molti a rinunciare al fuori porta per restare in città. E quindi, anche, venire al Salone. Ma mi sembra che il test del weekend sia iniziato nel migliore dei modi».
Sui controlli non si poteva intervenire più di tanto. Le recenti disposizioni in materia, per il sempre presente pericolo terrorismo e dopo i fatti di piazza San Carlo di un anno fa (il disordine durante la finale di Champions tra Juventus e Real Madrid), impongono controlli più stringenti e meticolosi. Ecco, magari per le borse si poteva pensare a check meccanici che tagliano sui tempi. Insomma le contromisure sembrano aver funzionato.
Presto, invece, per fare bilanci numerici definitivi. Anche se già si parla di una media di trentamila visitatori al giorno (con il sabato che farebbe segnare un +5% rispetto allo scorso anno). Ma basta il colpo d’occhio per capire che il riscontro c’è stato. Ne è riprova la soddisfazione, quasi unanime, degli editori. Il mercato del libro in questi giorni respira un’aria più salutare. Il Salone di Torino mantiene intatto il proprio appeal. La città e le istituzioni lo difendono come un gioiello della corona. La sindaca Chiara Appendino (Cinquestelle) è una presenza costante e partecipe. Come sempre. Ieri in visita con figlia e marito. Ha girato per gli stand, anche quello del «Corriere» dove ha incontrato il direttore Luciano Fontana. «Mi piace leggere – ha sottolineato – e adesso riverso la mia passione per i libri su mia figlia. Ancora piccola ma osservo con piacere già interessata alla carta da sfogliare».
Qualche mal di pancia è arrivato dagli editori relegati nella tensostruttura. E che pagano la stessa cifra di chi si trova in posizioni più favorevoli. Ma è stato garantito che ci saranno sconti. Naturalmente non bastano i visitatori per decretare il successo della manifestazione. Un parametro importante, fondamentale, sarà quello legato alle vendite. Anche in questo caso è presto per fornire dati significativi ma la sensazione è che editori e scrittori non possano lamentarsi.
È stato un sabato di grandi firme da tutto esaurito. Da Paolo Giordano a Fabio Volo. Da Roberto Saviano a Fernando Aramburu a Paolo Mieli. Da Eduard Limonov (una coda di 150 metri) ad Almudena Grandes a Javier Marías. Scrittori, ma non solo, anche un maestro della cinematografia mondiale come Bernardo Bertolucci «stuzzicato» da un altro regista della nouvelle vague italiana: Luca Guadagnino. Più di duecento eventi giornalieri con «professioni» che prendono corpo proprio in queste occasioni. Il moderatore, per esempio. Che nella vita di tutti i giorni magari è un giornalista o un attore. O persino un cantante. E qui si inventa il ruolo di spalla dello scrittore di successo. Passando con nonchalance dal giallista al filosofo esistenziale. Il moderatore ha sempre un kit buono per ogni occasione.
Tra gli scrittori under 30 attenzione a Mattia Conti, vincitore del Campiello giovani venuto a presentare il suo Di sangue e di ghiaccio edito da Solferino. Un’ambientazione inusuale per una storia già raccontata ma sempre nuova: «Ranocchia, il protagonista del mio romanzo, viene internato in un manicomio anche se non è matto, per ritrovare la sua maestrina, Bianca. Siamo nell’Ottocento, nella mia Lecco e per scrivere questa storia ho scartabellato le cartelle cliniche del manicomio della mia città. E scoperto realtà inverosimili, di un Paese che sembra lontano ere geologiche e invece è successo giusto l’altro ieri». Per capire meglio quel mondo Mattia Conti ha letto anche le pagine di Antonio Ghislanzoni, che scrisse il libretto dell’Aida per Giuseppe Verdi, e raccontò la Lecco di fine Ottocento. Una miniera di informazioni che era un peccato lasciare nella polvere.