La Stampa, 12 maggio 2018
Si cercano ministri facce-nuove
L’ottimismo ufficiale e le difficoltà reali (nulla di irreparabile, finora) che stanno accompagnando le trattative per la nascita del governo giallo-verde sono legate a una sorta di regola non scritta emersa nel corso del negoziato: la tendenza, cioè, a costruire una compagine fatta tutta (o quasi tutta) di facce nuove, il contrario di quanto accadeva prima, quando i curriculum e l’esperienza dei soggetti, seppure non sempre, costituivano i presupposti della scelta dei futuri ministri.
A riprova di questa novità, sulla cui validità presto dovrà pronunciarsi il Capo dello Stato, ci sono tre casi di autorevoli candidati, se non proprio scartati, al momento messi in lista d’attesa: Giancarlo Giorgetti, numero due della Lega e perno di tutta la fase preparatoria dei contatti che hanno portato, con il via libera di Berlusconi, alla riapertura del dossier Salvini-Di Maio, nonché parlamentare da più di vent’anni con una rete di contatti a 360 gradi, difficilmente farà il premier. Nei suoi confronti, veto politico dei 5 Stelle, convinti che il governo sembrerebbe a trazione leghista e non il consolato tra le due forze populiste che invece deve apparire; e forse anche gelosia di Salvini, che pur avendo in Giorgetti il suo unico braccio destro, se dovesse accettare di fare il ministro dell’Interno sarebbe formalmente sottordinato al suo vice.
Secondo e terzo esempio: gli ambasciatori Giampiero Massolo ed Elisabetta Belloni, presi in considerazione come possibili premier tecnici equidistanti dai due alleati e di affidabile standing internazionale per un governo che comunque dovrà fare i conti con un’Europa diffidente verso il primo Paese fondatore che s’affida a un’amministrazione populista e anti-establishment. Il nome di Massolo ha brillato mezza giornata, prima di essere accantonato perché, tra i tanti incarichi ricoperti all’interno e all’estero, c’è stato anche un periodo di collaborazione con Berlusconi a Palazzo Chigi; Belloni, attuale segretaria generale della Farnesina, e a lungo responsabile dell’unità di crisi in momenti molto difficili, ciò che la renderebbe adatta a fronteggiare le inevitabili emergenze che si presenteranno, è lì che traballa, perché a nominarla, quando era ministro degli Esteri, era stato Gentiloni. Così, ministri senza esperienza cercansi per governo del cambiamento!