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 2018  maggio 11 Venerdì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - DI MAIO VUOLE SOTTOPORRE IL CONTRATTO CON SALVINI ALLA PIATTAFORMA ROUSSEAUREPUBBLICA

APPUNTI PER GAZZETTA - DI MAIO VUOLE SOTTOPORRE IL CONTRATTO CON SALVINI ALLA PIATTAFORMA ROUSSEAU

REPUBBLICA.IT
ROMA - Enigma Forza Italia. Mentre il dialogo tra Lega e Movimento Cinque Stelle prova faticosamente a fare passi avanti, ci si interroga sull’atteggiamento che il partito del Cavaliere assumerà nei confronti del nuovo governo. Silvio Berlusconi è combattuto tra astenersi o votare contro la fiducia ma in serata rivela tutti i suoi timori sul futuro esecutivo giallo-verde: "Questo governo metterà la patrimoniale, spero non si faccia", dice ai cronisti passeggiando per Milano. Però ammorbidisce i toni su Matteo Salvini: "Non è un traditore". E conclude, attendista: "Vediamo come va". Governo M5S-Lega, Berlusconi: ’’Quello di Salvini non è un tradimento’’ Condividi   In attesa di nuovi dettagli su programma e premier, gli azzurri oscillano dunque tra quella "benevolenza critica" di cui si è parlato nei giorni scorsi o un’opposizione dura e pura. Ciò che è certo è che il partito rivendica il suo ruolo di "vigile" su ogni provvedimento che verrà varato: "Il nuovo governo, se nasce - spiega  Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia al Senato - non ci appartiene. Berlusconi con lungimiranza ha voluto sbloccare lo stallo politico", ma quella che il suo partito farà in Parlamento sarà "un’opposizione costruttiva, anche se mai preconcetta". 

Le parole degli azzurri dimostrano quale sia la preoccupazione maggiore rispetto all’asse tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio: "Vorrei sentire dire dagli amici della Lega - confessa Giovanni Toti - che questo è un governo che diamo al Paese perché il Paese ne ha bisogno, ma che la coalizione di centrodestra non si spacca e andrà avanti per costruire nel tempo un’alternativa concreta di centrodestra".

Il governatore della Liguria conferma inoltre che Forza Italia non ha ancora deciso se voterà o meno la fiducia al governo giallo-verde: "Decideremo dal programma, dalle priorità, dalle figure ministeriali e dal premier. Ma un’altra cosa che mi piacerebbe sentir dire alle forze parlamentari è che questa legge elettorale ha dato risultati scabrosi" e quindi va cambiata. 

A spiegare chiaramente il dibattito interno al partito è il senatore Renato Schifani: "Nella base parlamentare c’è una maggioranza oltranzista che vuole prendere le distanze in maniera netta da questo esecutivo e chi pensa di non partecipare al voto". Rinunciare a Palazzo Chigi non è stata una decisione semplice, ma "non si poteva apparire agli occhi degli italiani come quelli che impedivano un governo". Schifani poi nega l’esistenza di un’astensione benevola: "Astensione significa mani libere e noi vogliamo avere le mani libere".

Il senatore Paolo Romani pone l’accento sulle prossime sfide del partito di Berlusconi: "Grazie a questo governo gialloverde, Forza Italia avrà tempo per ritrovare se stessa, le proprie radici e forse anche il proprio futuro". E conferma la linea dell’opposizione:"Incalzeremo il governo sui temi cari al centrodestra e faremo sentire forte la nostra voce. Siamo il secondo gruppo più forte al Senato". 

SCONTRO TAJANI-DI MAIO
Uno dei punti più controversi del programma di governo riguarderà il rapporto dell’Italia con l’Unione europea. Dopo il monito di qualche giorno fa del presidente della  Repubblica Sergio Mattarella sull’inattuabilità del sovranismo, anche il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani fa presente che in Europa "tutti guardano con grande attenzione a ciò che succede in Italia", dal momento che il Paese soffre di un "altissimo debito pubblico e di un’altissima disoccupazione giovanile". Tajani conferma poi che il suo partito, Forza Italia, "non sosterrà questo governo".

Parole che scatenano la reazione di Luigi Di Maio: "Chi vede in questa ipotesi di governo una minaccia per l’Europa, forse vede una minaccia per la sua poltrona", ha detto il leader politico del Movimento Cinque Stelle. 

FDI, LUNEDI’ DIREZIONE NAZIONALE 
Nella coalizione di centrodestra non è solo Forza Italia ad essere spaccato. Anche Fratelli d’Italia riflette sull’eventuale sostegno all’esecutivo Lega-M5s. Per questo motivo, la leader Giorgia Meloni ha convocato la direzione nazionale per lunedì prossimo: "Faremo il punto della situazione", spiega. Tra i suoi, infatti, c’è chi spinge per andare all’opposizione e chi, invece, invita a ragionare sui vantaggi politici che deriverebbero da una forma di appoggio al nuovo governo.

TOTONOMI
ROMA - "Sul premier non c’è ancora una discussione sui nomi" dichiara Luigi Di Maio. "Quando ci sarà qualcosa da dire ve la comunicheremo" aggiunge Matteo Salvini. I leader di Cinquestelle e Lega non aggiungono, non serve, quanto sia difficile se non impossibile disegnare un governo se non c’è prima l’accordo sul "capo" di Palazzo Chigi. E l’accordo, al momento, non c’è. Eppure il totoministri tiene banco e si alimenta di ora in ora. In casa M5S avanza Vincenzo Spadafora: il grande consigliere di Di Maio, l’ex garante dell’infanzia nato ad Afragola, provincia di Napoli, 44 anni, è considerato un ministro blindato. A cosa? Si vedrà. Un altro fedelissimo del capo politico, Alfonso Bonafede, avvocato siciliano trapiantato a Firenze, classe 1976, è dato in grande ascesa come ministro. Alla Giustizia.

Nell’elenco dei papabili trovano spazio gli uomini (e le donne) più vicini a Di Maio, anche quelli che hanno già un incarico di peso, come i capigruppo al Senato Danilo Toninelli e alla Camera Giulia Grillo e il questore Riccardo Fraccaro. Sono invece spariti dai radar, almeno per ora, i "ministri" della campagna elettorale presentati in pompa magna al Salone delle Fontane dell’Eur: da Emanuela Del Re a Paola Giannetakis, da Mauro Coltorti a Salvatore Giuliano, passando per gli economisti Andrea Roventini e Lorenzo Fioramonti e per l’olimpionico di nuoto Domenico Fioravanti.

In casa della Lega il nome più forte (e ricorrente) del governo pentaleghista, se arriverà, è da giorni quello di Giancarlo Giorgetti: il "Gianni Letta" del Carroccio, braccio destro di Umberto Bossi in passato e di Matteo Salvini oggi, laurea con lode alla Bocconi, è iperaccreditato per un ministero economico o, se il premier fosse un Cinquestelle, come sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Forti anche le quotazioni di Roberto Calderoli, il leghista della prima ora, mai entrato in rotta con il "Capitano": l’ex ministro delle Riforme è in corsa per i Rapporti con il Parlamento o le Infrastrutture. Il senatore Armando Siri, il "papà" della flat tax, è gettonato per lo Sviluppo economico: il ministero che, gestendo il sistema tv e le comunicazioni, potrebbe "rassicurare" Silvio Berlusconi.

Nella girandola di nomi del Carroccio non mancano quelli di Giulia Bongiorno, l’avvocato penalista che a meno di trent’anni difese Giulio Andreotti, dell’economista no euro Claudio Borghi e del neoeletto presidente della commissione speciale della Camera Nicola Molteni. Se Fratelli d’Italia decidesse di entrare in maggioranza un ministero pesante come la Difesa potrebbe andare a Guido Crosetto o alla stessa Giorgia Meloni.
Infine, i due leader: Salvini e Di Maio, nel caso in cui né l’uno né l’altro fossero premier e trovassero un nome terzo, potrebbero spartirsi i due ministeri più prestigiosi. Gli Interni e gli Esteri. Ma la partita tra i due "diarchi" è in pieno svolgimento.