Il Sole 24 Ore, 11 maggio 2018
La mano robottizzata che sembra vera
Una protesi di mano robotica che legge nel pensiero di chi la indossa. Dotata di biosensori e intelligenza artificiale. Si chiama Hannes ed è frutto di una lunga collaborazione tra Inail e Istituto italiano di Tecnologia (IIT). Per far nascere Hannes, il «prototipo di mano protesica poliarticolata» presentato ieri a Roma, Inail ha dato vita a Rehab Technologies, il laboratorio nato a fine 2013 dalla collaborazione con IIT, investendo circa 7,5 milioni di euro dei 12 milioni dello stanziamento triennale in ricerca. E altrettanti sono stati gli investimenti dell’IIT.
Il progetto ha preso avvio coinvolgendo oltre 50 persone riunite in focus group, da cui sono emerse le necessità degli utilizzatori. L’elenco di caratteristiche proposto dai gruppi è diventato poi la base del lavoro dei team di ricercatori, ingegneri e medici, fino a che si è nuovamente giunti agli utilizzatori finali con la fase dei trial clinici.
Grazie a sensori di superficie sistemati nei punti di contatto tra la protesi e l’arto, il movimento sarà controllato con il semplice pensiero, captando e rielaborando con algoritmi di intelligenza artificiale gli impulsi elettrici della contrazione muscolare. Non ci sarà la necessità di alcun trattamento chirurgico invasivo. Inoltre, le protesi attualmente fornite dal Sistema sanitario nazionale hanno solo tre dita, mentre questa mano sarà completa di cinque dita, che si piegano e possono assumere una postura naturale: riuscirà a compiere tutti i tipi di prese necessarie nella vita quotidiana, sia per spostare pesi che quelle di manualità fine. Il vantaggio per i pazienti sarà di usare una protesi in grado di restituire circa il 90% della funzionalità di una mano naturale, grazie alla progettazione indirizzata per dare conformazione, peso e qualità dei movimenti quanto più simili a quelli di una mano reale. «Abbiamo uno strumento prezioso», ha detto il presidente dell’Inail, Massimo De Felice. Un vero e proprio prodotto e che ha ricevuta la certificazione CE come dispositivo medico di fase 1.
Il risultato, frutto di oltre 10 anni di lavoro, «è una dimostrazione di come la tecnologia possa aprire grandi opportunità a livello sociale», ha sottolineato il presidente dell’Iit, Gabriele Galateri di Genola.
«Abbiamo stimato il costo finale sugli 11-12mila euro, basando le nostre stime su produzioni nell’ordine di un paio di centinaia di esemplari – ha spiegato Rinaldo Sacchetti del team scientifico IIT-Inail –. Un numero basso perché Hannes è un prodotto di altissima tecnologia, è una Ferrari. Con uno strumento di questo tipo si può ipotizzare un pieno rientro nella vita normale, compreso il ritorno al mondo del lavoro».
«I costi finali – conclude Sacchetti – sono ovviamente superiori alle protesi fornite dal Ssn, ma se allargassimo le stime, per ora tarate sul fabbisogno del mercato italiano, al mercato europeo o internazionale è evidente che si godrebbe di economie di scala che farebbero ulteriormente abbassare i costi».