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 2018  maggio 11 Venerdì calendario

La Rolls-Royce teme la Brexit

Dal nostro corrispondente LONDRA Qualche italiano l’ha vista in anteprima: «Abbiamo portato alcuni clienti dal vostro paese al nostro stabilimento nel Sussex per fargliela provare», rivela Torsten Muller-Otvos, amministratore delegato della Rolls-Royce. Non ne dice il nome, ma è facile immaginarne il reddito: i super-ricchi sono il mercato della regina delle automobili. Quella rosso lava che abbiamo davanti nel concessionario di Berkeley Square, cuore posh di Londra, è una macchina senza precedenti: «La più attesa del 2018 e probabilmente la Rolls più attesa di tutti i tempi», afferma il ceo. Si chiama Cullinan, come il più grande diamante mai scoperto, ed è il primo Suv nella storia dell’auto con la statuina dello “Spirito dell’estasi” sul cofano. Le prime consegne a Natale: un bel dono da mettere sotto l’albero, «dai 260 mila euro in su», precisa Muller-Ovos. Avete messo il vestito da sera a una jeep? «Il life-style del super lusso si evolve e noi siamo all’avanguardia dell’evoluzione. Il lusso non è più soltanto un concetto urbano. La nostra clientela vuole andare dovunque godendo dei massimi standard di eccellenza, comfort ed eleganza a cui è abituata: dunque anche nel deserto, come fanno nel week-end tanti proprietari di Rolls-Royce in Medio Oriente, o altri per raggiungere lo chalet che hanno sulle Alpi. Un’auto per qualunque terreno». Un terreno insolito per voi. «Non del tutto. Nel 1922 un uomo d’affari inglese guidò una Silver Ghost da Bombay a Kolhapur, dopodiché arrivarono ordinazioni dai maragià di mezza India che le guidavano anche nella giungla. E Lawrence d’Arabia, dopo averne utilizzate varie nella sua campagna militare, evidentemente non tutta a dorso di cammello, disse che una Rolls nel deserto è più utile di un rubino». Il mercato dei fuoristrada è in espansione. Ci entrate per questo? «Anche per questo. Nel mondo globale odierno, i super ricchi cambiano: sono sempre più giovani, amano una vita più sportiva e più casual rispetto ai ricchi di una volta. E questa è l’auto che fa per loro». Ma cos’ha di tanto speciale? «Dal bagagliaio, spingendo un pulsante, escono due poltroncine e un tavolino su cui si può pasteggiare a champagne o fare il pic-nic. Ed è tutta così: abbiamo rivoluzionato l’idea di Suv. Volevamo offrire ai nostri clienti ciò che non trovano in un altro fuoristrada. Prendere il meglio che esiste e migliorarlo, e se non esiste, disegnarlo, diceva il nostro fondatore Henry Royce. Parole che valgono anche per la Cullinan». Che aspettative avete per il mercato italiano? «Ottime, abbiamo venduto molto bene in Italia negli ultimi due anni». Lei è tedesco, come la Bmw, che esattamente vent’anni si comprò la Rolls-Royce. Come reagirete alla Brexit? «Siamo il più classico dei brand inglesi: non ci muoveremo da questo paese. Ma auspichiamo che il governo britannico negozi un mercato il più possibile aperto con l’Unione Europea, dove va buona parte delle nostre esportazioni e da dove arriva gran parte dei materiali con cui costruiamo le nostre vetture. Il 20% delle nostra forza lavoro non è britannico: abbiamo bisogno di poter continuare a prenderla anche dall’estero». Parlando di forza lavoro, la vostra si sente minacciata da automazione e rivoluzione digitale? «Per nulla, perché questa è un’azienda in cui il lavoro viene fatto largamente a mano e su misura. Ci vogliono 800 ore per produrre una Rolls e resta un lavoro fondamentalmente artigianale». I vostri artigiani finiranno per produrre auto elettriche e che si guidano da sole? «Entro dieci anni avremo una Rolls-Royce elettrica, perché la tecnologia dell’auto va in quella direzione e questo chiede un mercato sempre più sensibile all’ambiente. Quanto alle auto a guida autonoma, le faremo quando guidarle sarà assolutamente senza sforzo. Rolls-Royce significa perfezione. Come dimostra questo Suv».