Gazzetta dello Sport, 11 maggio 2018
Prima di lunedì niente premier. Trattativa non facile
Si discute, si discute, la cosa non è facile e i due hanno chiesto a Mattarella altri giorni di tempo Il nome del premier da incaricare dovebbe venir fuori lunedì. Forse.
• «I due» sarebbero Salvini e Di Maio.
Sì, con le loro delegazioni. Ieri si sono visti nella Sala Siana del Palazzo dei Gruppi di Montecitorio. Dichiarazioni rassicuranti, alla fine. Salvini: «Sta andando bene». Di Maio: «Un momento importante per l’Italia». Hanno diffuso un comunicato congiunto: «Sulla composizione dell’esecutivo e del premier sono stati fatti significativi passi in avanti nell’ottica di una costruttiva collaborazione tra le parti con l’obiettivo di definire tutto in tempi brevi per dare presto una risposta e un governo politico al paese».
• Vediamo se ho capito: non si sono messi d’accordo su niente.
È dura. Ognuno dei due ha detto, in campagna elettorale, certe cose e spesso le cose promesse dall’uno si conciliano male con quelle promesse dall’altro. Nel corso di questi sessanta giorni Di Maio ha esibito una flessibilità persino esagerata, mostrando di ritenere possibile un’intesa sia a destra con la Lega che a sinistra con il Pd. Però questi ondeggiamenti, a cui si accompagnava, almeno apparentemente, uno svuotamento progressivo delle parole d’ordine pronunciate in campagna elettorale, ha avuto effetti preoccupanti. Il crollo nel voto friulano, i sondaggi che mostrano l’inquietudine della base, ieri un articolo violentissimo di Marco Travaglio che per il Movimento è sempre stato un punto di riferimento. «Il Caimano, sfoggiando il suo ultimo travestimento, ha fatto sapere che Salvini può fare il governo con i 5Stelle – che lui considera peggio di Hitler e manderebbe tutti a lavare i cessi di Mediaset – senza rompere la coalizione di centrodestra. Deciderà poi lui, dopo aver visto il premier e i ministri, cosa farà FI: se darà l’appoggio esterno astenendosi (“astensione critica”, anzi “benevola”: ahahahah) o non partecipando al voto, o addirittura voterà contro il governo dell’alleato e passerà all’opposizione (finta, visto che la coalizione resterebbe intatta con Salvini leader). Una pagliacciata mai vista neppure in Italia». Quindi Di Maio ha il problema di non dare l’impressione che Berlusconi conti qualcosa. Salvini, invece, ha il problema opposto: far pesare non il suo 17%, che lo metterebbe in una posizione di subalternità, ma il suo 37%, cioè la volontà di tutto il centro-destra. Se parla a nome del centro-destra ha una certa forza, se parla solo a nome della Lega ne ha un’altra.
• Bel problema.
Ieri infatti quelle iene dei cronisti hanno dato l’assalto ai rappresentanti grillini soprattutto con la domanda: «Farete la legge sul conflitto di interessi? Perché quella era un pilastro del vostro programma». I grillini sono scappati via. Inutile ricordare che Di Battista disse a suo tempo che Berlusconi rappresentava il male assoluto e che l’altro ieri, invece, Di Maio, col suo bel faccino, se n’è uscito con un «Berlusconi? Non ci sono veti su Berlusconi» pieno di finta meraviglia. I due poi devono tener conto anche di Mattarella.
• Come sarebbe?
Mattarella, ancora ieri, ha avvertito che non sono ammesse derive sovraniste, essendo il sovranismo tanto seducente quanto inapplicabile. «Sovranismo» è un modo per indicare quel movimento che mette l’interesse del proprio paese al di sopra di tutto e che, in nome di questo interesse, può rompere i trattati europei, sparare sui migranti, ecc. L’anatema contro il sovranismo è stato riaffermato pure da Macron che ieri, mentre riceveva dalla Merkel un premio (e i rapporti tra i due in realtà non sono buoni), ha pure lui messo in guardia dai successi populisti, «come nelle elezioni italiane o ungheresi», esortendo a lavorare alla costruzione di un edificio europeo più solidale. I due negoziatori Di Maio e Salvini hanno da tener conto di Mattarella perché nessuno dei due è veramente forte, nessuno dei due ha veramente vinto le elezioni, e Mattarella - cui spetta la nomina di presidente del consiglio e ministri - ha già fatto sapere che dirà la sua sulle idee con cui si compone il gabinetto e specialmente sul ministero dell’Economia e su quello degli Esteri. Settori cruciali per la collocazione internazionale dell’Italia.
• Sembra Scilla e Cariddi. Da una parte gli avvertimenti di Berlusconi, dall’altra le cautele del presidente della Repubblica...
A cui si devono aggiungere le ambizioni personali di tutti e due. A un certo punto della discussione Di Maio e Salvini avevano preso in considerazione l’ipotesi della staffetta a Palazzo Chigi. Ma chi avrebbe cominciato per primo? Perché non è detto che il governo durerà a lungo... Allora hanno optato per star fuori: dirigerebbero i due partiti e lascerebbero il posto di ministro e di premier agli altri. Ma, relativamente al premier, a chi? La scelta di un non-leghista e di un non-grillino finirebbe per dare al gabinetto un’aria tecnica, proprio quella che tutti e due hanno detto di avversare con forza.
• Che succede se poi il governo non riescono a farlo?
Mattarella chiama la Elisabetta Belloni oppure Carlo Cottarelli, li fa sfiduciare dal parlamento e si va a votare. Magari a Ferragosto.