il Fatto Quotidiano, 10 maggio 2018
I calciatori del Napoli e la camorra
“Grazie fratè”. Fratello, in spagno-napoletano. Intercettazione del 16 maggio 2014. Così il portiere del Napoli Pepe Reina – che poche settimane dopo si trasferirà al Bayern Monaco a fare la riserva di lusso di Neuer – si rivolgeva a Gabriele Esposito (suo il cellulare sotto controllo), ringraziandolo di avergli organizzato un pomeriggio di relax in un centro massaggi. Un centro che la Direzione Investigativa Antimafia partenopea coordinata da Giuseppe Linares sospetta fornisca “prestazioni sessuali” (non è però questo il caso). Gabriele ha una condanna a sette anni in primo grado perché ritenuto affiliato al clan Sarno, un Daspo ed è uno dei tre fratelli Esposito imprenditori dei giocattoli e della movida arrestati ieri.
La Procura guidata da Giovanni Melillo, pm Francesco De Falco, Enrica Parascandolo e Ida Teresi, li accusa di aver riciclato i soldi dei clan Contini e Sarno. I fratelli Esposito furono già arrestati a giugno dell’anno scorso per trasferimenti fraudolenti di valori e pure all’epoca emersero collegamenti con la camorra. Vicenda che però non deve aver intaccato i rapporti tra Reina e Gabriele Esposito, forse “quelle distrazioni extra campo” criticate dal presidente Aurelio De Laurentiis durante la cena di saluto di un anno fa, parole che fecero infuriare il portiere e la moglie. Infatti otto giorni fa lo spagnolo ha celebrato il suo addio al Napoli proprio nella discoteca di proprietà di Gabriele. E durante la festa ha detto ai compagni di squadra che sarebbe rimasto non fosse stato per De Laurentiis.
La discoteca era intestata a un prestanome ed è stata sequestrata dal Gip Linda D’Ancona. Si tratta del Club Partenopeo, ex Voga, sulla discesa a mare di Coroglio. Una miniera d’oro. Lo dice lo stesso Esposito – ufficialmente dipendente – in un’altra intercettazione del 21 giugno 2017 con un altro calciatore, Fabio Borriello, carriera meno folgorante del più noto fratello Marco: “È il locale più forte del momento Fabio… io incasso 130-140 mila euro ogni tre giorni”. E Fabio appare colpito: “Allucinante”.
Ai complici della camorra piace frequentare i calciatori. E questi, sia pure inconsapevoli dei loro legami con la criminalità, gradiscono le attenzioni di persone disponibili e facoltose. Reina, ad esempio, si faceva prestare da Gabriele Esposito una Porsche Panamera. Lo spagnolo “l’aveva nella sua disponibilità”, annotano gli inquirenti che hanno imbottito quell’auto di cimici.
Gli Esposito sono in ottimi rapporti anche con Paolo Cannavaro, napoletano ex difensore e capitano del Napoli ceduto al Sassuolo nel gennaio 2014: fu lui a suggerire a Gonzalo Higuain di noleggiare un motoscafo degli Esposito per la gita dell’estate 2013 a Capri in cui l’attaccante si ferì al mento scivolando sulla plancetta. Una informativa riassume intercettazioni in cui uno dei fratelli Esposito e Paolo Cannavaro progettano di rilevare una pizzeria della catena “Rosso Pomodoro”, ne viene informato anche Fabio Cannavaro, il fratello capitano degli azzurri campioni del mondo 2006.
Paolo Cannavaro non risulta indagato, ma le carte della Dda sono zeppe delle sue intercettazioni. In una scambia sms e risponde a una telefonata di Massimiliano Amato detto ‘o bandito, ultras del Napoli condannato per reati di droga. È il 18 aprile 2014 e Amato si trova a Lima in Perù. La conversazione è molto affettuosa, i due sembrano amici, l’uomo dice di stare lì per affari in una miniera e al seguito di un tour di una rockstar. Cannavaro jr ovviamente non sa che sei giorni prima un Gip ha firmato un ordine di cattura per Amato, che in quel momento è tecnicamente un ricercato. In un’altra intercettazione del febbraio 2013 Paolo Cannavaro discute col suocero che gli propone di ‘piazzare’ un orologio Zenit da 400.000 euro. “Ce ne sono solo 9 al mondo”. “Posso chiedere a Eddy” risponde Cannavaro. Eddy è Cavani, che gioca ancora nel Napoli e verrà venduto al Psg a fine campionato.