la Repubblica, 10 maggio 2018
L’Eracle femmina di Emma Dante
Una lettura tutta al femminile della tragedia di Euripide fatta dalla regista palermitana che apre il festival sul dramma antico al Teatro Greco di Siracusa. Anche l’icona della forza virile nel mito ha il volto di un’attrice Eracle ha i capelli sciolti davanti al viso e una corazza sul petto per nascondere il seno. Già, perché l’eroe delle proverbiali dodici fatiche, l’icona della forza virile, nelle mani di una regista come Emma Dante è incarnato da una donna. E cosi nella tragedia di Euripide che debutta oggi al Teatro Greco di Siracusa per aprire il nuovo ciclo di spettacoli classici, la regista palermitana ha scelto come protagonista una sua allieva della Scuola del Biondo di Palermo, Maria Giulia Colace, per scardinare un’equazione, forza fisica uguale uomo, troppo facile per i suoi gusti. «Ma non c’è niente di femminista», tiene a chiarire, «semmai mi piace l’idea di ribaltare una situazione che vieta alle donne di interpretare personaggi maschili. Eracle è l’eroe che distrugge i draghi e i Cerberi, è il simbolo della forza, del coraggio, e quindi è una prerogativa maschile. Io ho voluto rovesciare questa prospettiva e dare a un’attrice la possibilità di misurarsi con un grande eroe e dare così un aspetto più sensuale al personaggio. Anche il potere ha una sua sensualità». Ma non basta: all’Eracle-donna si aggiunge un altro guerriero-donna, il Teseo interpretato da Carlotta Viscovo, anche lei in tuta nera, corazza, schiena seminuda e capelli che coprono il viso. «I capelli in questo spettacolo sono simbolo di forza e giovinezza», dice la Dante. «Da un lato ci sono i vecchi tebani, tutti calvi, e poi ci sono Teseo, Eracle e i suoi tre figli, anch’essi interpretati da ragazze, con i capelli lunghi che raccontano vigore, energia, giovinezza, e che servono a mascherare l’identità». Insomma, dopo le vecchiette de La scortecata, affidate a due uomini, questo Eracle secondo Emma Dante sarà declinato quasi interamente al femminile, a parte il coro tutto maschile. Persino il vecchio Anfitrione, personaggio chiave della tragedia secondo la regista, è interpretato da una donna, Serena Barone. È uno spettacolo che si annuncia ricco di fisicità, animato da una furia interiore, e articolato in una miriade di minuziosi movimenti coreografici. Tanto sudore, durante le prove, e un carico di pathos a misura di quella piazza d’ armi che è il Teatro Greco, «uno spazio enorme dove tutto deve essere amplificato, altrimenti non passa», dice la regista. La scena di Carmine Maringola evoca un cimitero, con la tombe ai lati che conterranno i familiari di Eracle e un grande muro in fondo con teschi e foto di defunti. Fulcro della storia è la follia a cui le divinità condannano Eracle al suo ritorno dall’Ade: una follia omicida che lo porta a sterminare moglie e figli, e che al momento del rinsavimento diventerà una ferita dolorosa, molla per un altro furibondo scatto d’ira. «Eracle racconta la fine della tragedia, la riconciliazione, e in questo è molto contemporaneo», spiega Dante, «Eracle uccide moglie e figli, ma alla fine gira i tacchi e se ne va a rifarsi una vita. Noi scappiamo dal male che facciamo, scappiamo dalle difficoltà. La fuga è diventata un esercizio, viviamo tempi di deresponsabilizzazione. Un politico che commette un errore capace di coinvolgere una comunità non si dimette. La tragedia è una cosa che ci fa paura invece è importante per arrivare alla catarsi. La tragedia è necessaria perché indica una strada, noi invece abbiamo perso la catarsi: Edipo, protagonista dell’altra tragedia del ciclo, Edipo a Colono, annuncia pubblicamente la sua colpa, si punisce e va in esilio: chi lo fa più oggi? Eracle, invece, racconta la morte della tragedia in questo senso, racconta l’attaccamento alla vita simboleggiato da quello che è il vero protagonista, Anfitrione, il vecchio padre dell’eroe, che non vuol saperne di sacrificare la sua vita». È un momento importante per la regista: oggi il suo debutto nel santuario del teatro classico, sorta di olimpiade per ogni attore e regista, poi comincerà a lavorare al suo secondo film, Le sorelle Macaluso, ispirato al suo omonimo spettacolo teatrale. Tra breve via al casting, primo ciak tra febbraio e marzo.