Gazzetta dello Sport, 10 maggio 2018
Verso il governo giallo-verde. Si aspetta solo il via libera di Berlusconi
Forse avremo sul serio un governo giallo-verde, cioè sostenuto da una maggioranza formata dagli eletti del Movimento 5 stelle e della Lega, con Forza Italia che si astiene, Fratelli d’Italia e Pd all’opposizione.
• Come! Non doveva esserci il governo neutrale di Mattarella? Con l’incarico già oggi?
Salvini e Di Maio hanno chiesto al presidente della repubblica altre 24 ore di tempo. In Forza Italia - dicono - stanno discutendo. Sono divisi. Berlusconi ci sta pensando. Cioè, sottinteso: sta cedendo.
• Come si spiega?
È stato Mattarella a mettere tutti con le spalle al muro. E a mettere con le spalle al muro soprattutto Berlusconi. Ah, non vuoi sciogliere la Lega dal patto che la tiene avvinta al centro-destra e consentirle di fare il governo col M5s? Allora io mando davanti al parlamento un governo neutrale e dopo che il parlamento lo avrà bocciato sciolgo le camere e chiamo il paese alle urne il 22 luglio. Per Berlusconi si tratta della soluzione peggiore. Tutti i sondaggi confermano che gli italiani, richiamati al voto adesso, farebbero scendere Forza Italia dall’attuale 14 a qualcosa come l’8%, invece che 105 deputati 60, e tutti eletti nell’uninominale soprattutto grazie alla benevolenza di Salvini. Senza contare che nel frattempo parecchi forzisti sarebbero passati armi e bagagli sotto le bandiere del Carroccio, unico mezzo per ritornare in parlamento. Ieri è stato un assedio per convincere il Cav a cedere, cioè a prendere tempo. E l’unico modo di prendere tempo è far nascere il governo giallo-verde. In teoria sono ancora tutte elucubrazioni perché Berlusconi non ha parlato, e conoscendo il tipo finché non parla non si può star sicuri di niente. Ma ci sono, oltre all’iniziativa di Di Maio e Salvini chiaramente dovuta a qualcosa che gli è stato detto dal quartiere degli azzurri, un paio di dichiarazioni significative di esponenti importanti del berlusconismo. Paolo Romani, che fu capogruppo dei senatori nella scorsa legislatura: «Forse vale la pena che si sperimenti un governo giallo-verde, vediamo cosa può offrire...». Renato Brunetta, che nella scorsa legislatura guidò i deputati: «Se vogliono fare il governo, lo facciano. L’alleanza con la Lega resta perché per noi è un grande valore, ma nessuno ci può chiedere di più. Del resto anche nel 2011 e nel 2013 la Lega non votò per i governi Monti e Letta, sostenuti invece da Forza Italia. Ma l’alleanza rimase». A queste dichiarazioni si aggiunge quella del governatore della Liguria, Giovanni Toti, da sempre il berlusconiano più vicino ai leghisti: «ll tema vero è che la Lega e il M5s hanno i voti per insediare un governo e fare un accordo politico, a cui Forza Italia non parteciperà con un appoggio esterno. Il che non vuol dire che non si possa guardare con una benevolenza critica a questa esperienza». Poi, ospite di Carta Bianca su Raitre: «Un nostro alleato sta trovando una convergenza con il M5s. Penso che Forza Italia non si debba mettere di traverso e neppure applaudire a scena aperta, ma decidere di volta in volta. Diamo un credito limitato, non siamo pregiudizialmente ostili, partite e poi vediamo». Bernini e Gelmini, le capogruppo attuali, hanno rilasciato dichiarazioni meno compromettenti, ma che non escludono la possibilità di un governo M5s-Lega senza che l’alleanza di centro-destra si rompa.
• E Berlusconi non porrebbe condizioni?
Sembra che ne porrà tre. La prima è per Di Maio forse la più dura da ingoiare: ci vuole da parte del Movimento 5 stelle una specie di riconoscimento, forse basterebbe un incontro (i grillini si sono sempre rifiutati anche di sedersi al tavolo col Cavaliere). La seconda: il presidente del consiglio non dev’essere sgradito a Berlusconi, condizione che esclude l’ingresso a Palazzo Chigi per Di Maio e probabilmente per qualunque altro grillino. Terza condizione: anche certi ministri, per esempio quello che avrà la delega alla comunicazione, non devono essere sgraditi, c’è di mezzo la questione del conflitto d’interessi e gli interessi di Mediaset. Ottenute queste tre assicurazioni, Forza Italia sarebbe disposta a concedere un’astensione critica...
• «Astensione critica»?
Sono quelle formule che inventano i politici, maestri nella confezione di ossimori. Ricorderà il vertice raggiunto dal vecchio Pci, il quale permise, esattamente quarant’anni fa, la nascita del governo Andreotti garantendo «la non sfiducia». Bossi a Radio Radicale ha commentato: «Berlusconi è un uomo intelligente. Lascerà votare sì a questo governo. Non ha dovuto cedere, ha voluto cedere. Berlusconi non ha l’interesse a dire solo no. È vero, è stato trattato malissimo, però può recuperare, dando al governo la possibilità di partire. Ha tanti parlamentari e di volta in volta avrà l’occasione di dire la sua su tutti i provvedimenti portati in aula. Come accadrà anche quando arriverà la legge sulle competenze dell’autonomia della Lombardia. In quel caso Berlusconi non potrà certo votare no. Dovrà votare sì».
• Chi farà il presidente del consiglio?
Il capogruppo leghista, Centinaio, ha detto: «Per noi sarebbe meglio un politico, ma decide Salvini» Per la Lega comunque la prima scelta sarebbe Giorgetti? «Decide Salvini. In ogni caso l’importante è che ci sia un accordo politico tra Salvini e Berlusconi e che entrambi decidano che posizione devono tenere i gruppi».