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 2018  maggio 09 Mercoledì calendario

Un contadino su quattro è donna

Non è un lavoro per (soli) uomini. Anzi. Ma chi l’ha detto che guidare trattori e trebbiatrici, coltivare frumento e mais e mungere le mucche sono fatiche unicamente maschili? Nell’agricoltura e nell’allevamento il 27% è rosa. Donne che hanno scelto un impiego in stalla, preferendo la serra alla scrivania. Per molte è meglio l’aria aperta dei campi che stare sedute alla scrivania di un ufficio. Una tendenza in crescita e così finisce che gli ultimi dati Istat disponibili fotografano un’azienda agricola del Belpaese sempre più rosa e sempre meno tradizionale: con un incremento annuo di ditte femminili del 6,6%. VITA DURA La Coldiretti ha reso noto che nel 2017 sono state registrate 13.887 società agricole guidate da giovani donne, dai cascinali più sperduti agli agriturismi più alla moda. Ragazzi, fatevene una ragione: un’impresa agricola su quattro è gestita dal sesso debole. Che poi tanto debole, evidentemente, non lo è neppure. Sveglia all’alba per mandare il latte in centrale e il pomeriggio da dedicare alla raccolta del fieno. Ma i frutti (nel vero senso della parola) arrivano: filari di arance e mele, mirtilli, noci e uva da tavola. La fondazione Campagna Amica, un’associazione che cura nello specifico la vendita diretta dei prodotti dell’orto, stima che le iniziative a chilometro zero siano per il 30% nate sotto l’insegna del fiocco rosa e tra le regioni più femminili ci siano il Molise e la Valle d’Aosta (rispettivamente al 45% e 44%) seguite da Umbria e Liguria (38% a testa). Non lasciatevi infinocchiare: le donne sanno il fatto loro anche quando si tratta di piantare i pomodori. Le imprenditrici di Campagna Amica mostrano una maggiore propensione all’agricoltura multifunzionale rispetto ai colleghi uomini (il 34% delle donne contro il 20% degli uomini), il 13% coltivano con il metodo biologico (contro il 10%) e gestiscono un’azienda di dimensioni mediamente più piccole e di tipo familiare (oltre il 68% ha meno di 15 ettari, contro il 55% dei colleghi uomini). Attività connesse al benessere, alle fattorie didattiche e ai servizi alla persona (come la pet-therapy) hanno terreno fertile – diciamo così – quando a dirigere la struttura è una donna. Ma qual è l’identikit della contadinella del terzo millennio? Un’età compresa tra i 40 e i 60 anni (solo il 9 per cento delle imprenditrici donne ne ha meno), un diploma nel cassetto (è laureato solo il 6 per cento), italianissime (le straniere sono appena lo 0,3 per cento) e mediamente sottoposte agli sforzi del mestiere (si calcola che abbiano un carico di lavoro contenuto in 58 giornate standard: in pratica è come se lavorassero notte e giorno per due mesi di fila). OCCUPAZIONE Il fenomeno è talmente radicato che la Coldiretti ha creato una sezione apposita, si chiama – manco a dirlo – Coldiretti Donne Imprese e promuove lo sviluppo dell’imprenditoria femminile. Agricola, s’intende. Il fiuto, tutto femminile, delle donne allevatrici negli ultimi anni ha dato lavoro a 15mila persone, ogni azienda guadagna mediamente 16mila euro e valgono il 21% della superficie agricola utilizzata nell’intero Stivale. riproduzione riservata