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 2018  maggio 09 Mercoledì calendario

Sempre più donne vogliono guidare in Formula 1

Dalla nostra inviata MODENA Le quattro ruote del passeggino le lascia spingere al papà. Deborah Mayer parcheggia la mamma che è appena diventata e torna sul sedile del guidatore: «Spero che sempre più donne si avvicinino al motorsport». La pilota francese lo ha fatto due anni fa spinta anche dal compagno, collega sul lavoro e in pista, Claudio Schiavoni. «Gareggiamo insieme, ma anche contro. Poche cose ti danno il senso di libertà e di poter scegliere cosa davvero si desidera come tenere in mano un volante». È nel posto giusto per celebrare la passione delle signore per i motori. In tubino nero e tacchi alti, la pancia di una madre che ha partorito da poco (sette settimane), Deborah guida anche tra le auto esposte al Museo Enzo Ferrari di Modena per “Il Rosso & il Rosa, Women and Ferrari, the untold history”, una mostra aperta per tutto il 2018 e che racconta la storia mai detta prima del legame tra donne e rombi, nello specifico con quelli delle Rosse. Carrellata magnifica di esemplari esposti a partire dalla 212 Inter Coupé del 1951 comprata da Anna Magnani mentre girava “La carrozza d’oro”. L’attrice mandò anche una sua foto seduta sul cofano con dedica a Enzo Ferrari per ringraziarlo di tanta bellezza. La stessa apprezzata da Ingrid Bergman, che la ricevette in dono da Roberto Rossellini come regalo di nozze nel ’53. «Le Ferrari non sono solo macchine eccellenti dal punto di vista meccanico e tecnologico, ma anche opere d’arte, guardate» indica Deborah che nella vita si occupa di alta finanza e colleziona arte. Ci sono anche le sue 458 Italia GT3 e la 488 Challenge con cui ha corso in 19 gare del Ferrari Challenge, ci ha debuttato a Monza nel 2016 e poi dal monomarca Ferrari è passata alle gare GT con un terzo posto nella 12 Ore del Golfo ad Abu Dhabi insieme al compagno e a Sergio Pianezzola su una 458 Italia GT3 del team Kessel Racing e infine le due gare di Le Mans della Michelin, Le Mans Cup. «La macchina che vedete qui l’abbiamo usata per la prima volta in gara alla 12 Ore del Golfo, arrivammo tardi, senza nemmeno avere il tempo di provarla, saltammo su a bordo finendo poi sul podio. Mi manca? Gareggiare è una passione, e non è diversa da quella di un uomo: abbiamo le stesse capacità, le stesse ambizioni, non importa se abbiamo i tacchi o mettiamo le gonne. Tornerò in pista tra poche settimane spero, devo dimagrire ancora un po’ per via della velocità e della forza G cui si è sollecitati in curva: bisogna essere preparati e in forma per sopportarla». Anche per non distrarsi tra tante curve attorno: la 250 GT Berlinetta “TdF” del 1956 di Norma Shearer, la 250 GTO del 1962 guidata in molti rally dalla pilota francese Annie de Montaigu, la 250 LM del 1963 di Jayne Mansfield, l’irresistibile 250 California del ’57 pensata per farsi baciare dal sole della West Coast americana e sulla quale Brigitte Bardot viaggiava col marito Roger Vadim, la 458 Italia di Amy Macdonald la cantante scozzese anche lei a fare da Cicerone tra le Rosse, e anche la 250 GT di Francois Sagan. Au revoir tristesse, dice Deborah: «Molte donne pensano che sia difficile farsi accettare in un mondo così maschile, in realtà se dimostri le tue capacità e la tua passione, sei la benvenuta. Non penso che le donne siano avvantaggiate alla guida in quanto tali, anche se in termini generali sono più equilibrate e hanno maggiore concentrazione in qualche occasione, non prendono rischi inutili, anche se alla fine è tutta una questione di allenamento per tutti. Le gare clienti ti danno l’opportunità di guidare auto di questo tipo, stare non sul sedile del passeggero ma su quello del guidatore, far partire il motore e guidare, soltanto guidare». E dirla questa storia, finalmente.