Il Sole 24 Ore, 8 maggio 2018
Alleanza tra Nestlé e Starbucks
Patto alla caffeina tra Starbucks e Nestlé. La multinazionale svizzera dei prodotti alimentari ha “comprato” per 7,15 miliardi di dollari in contanti il diritto di vendere d’ora in poi le miscele del gruppo di Seattle su scala internazionale. Per Nestlé la scommessa è rafforzare la presenza e l’immagine nella fascia alta di mercato, forte di un marchio popolare tra i giovani e di prestigio. Per Starbucks l’obiettivo, oltre a incassare un tesoro multimiliardario, è far leva sulla capillare rete di distribuzione ai quattro angoli del mondo di Nestlé per diffondere sempre più i suoi chicchi e le sue bevande.
La partnership promette di intensificare la concorrenza in un settore dove i maggiori protagonisti appaiono in crescita, compresa l’italiana Lavazza che si trova al terzo posto mondiale. Nestlé è già oggi la più grande società al mondo nella vendita di caffé. Adesso, mettendo a segno la sua terza operazione per dimensioni di tutti i tempi, aggiunge al “portafoglio” commerciale un business da due miliardi. Tassello della strategia del nuovo chief executive Mark Schneider, che del caffé ha fatto una priorità strategica anche per spezzare l’assedio di azionisti critici e fondi attivisti del calibro di Third Point che lamentano performance inadeguate.
Starbucks, finora forte anzitutto negli Stati Uniti dove vanta una quota dominante del 14% contro meno del 5% di Nestlé al quinto posto, offrirà al network globale del gruppo svizzero i propri caffé e bibite confezionate. Il nome dell’azienda svizzera non comparirà sui suoi prodotti nonostante l’operazione veda 500 dipendenti Starbucks passare a Nestlé. La casa americana ha grandi ambizioni in particolare in Asia che verranno nutrite dal nuovo deal: la diffusione della sua miscela solubile è considerata cruciale nelle piazze della regione e prevede che la Cina diventerà un giorno il suo primo mercato. Nell’ultimo trimestre ha riportato conti che non hanno entusiasmato, con utili leggermente superiori alle attese a 660,1 milioni e fatturato lievitato del 14% a 6,03 miliardi.
Il gruppo statunitense ha già annunciato come intende impiegare gli immediati proventi: per accelerare piani di riacquisti di azioni proprie. Entro il 2020 ha indicato che circa 20 miliardi di dollari finiranno in tasca agli investitori grazie a buyback o dividendi. Ha aggiunto di prevedere che l’alleanza garantirà un contributo positivo agli utili non oltre il 2021. Questo è bastato a premiare in Borsa la partnership: il titolo di Starbucks ha guadagnato fino a quasi il 3% prima di ridimensionare la spinta. Anche Nestlé, che aveva ceduto l’8% da inizio anno davanti alle tensioni sulla sua strategia, è salita ieri di oltre l’1 per cento.
«Questa è una nuova alleanza globale nel caffé che porterà l’esperienza di Starbucks nelle abitazioni di milioni di persone al mondo grazie al raggio d’azione e alla reputazione di Nestlé», ha commentato l’amministratore delegato della società di Seattle Kevin Johnson. Per lo stesso gruppo Usa il nuovo deal arriva tuttavia in un momento non facile. La sua immagine è stata scalfita da accuse di razzismo, esplose davanti al recente fermo di due afroamericani in un locale a Philadelphia. I due avventori attendevano una terza persona a sono stati avvicinati da un manager che gli ha chiesto di uscire perché non avevano ancora ordinato nulla; al loro rifiuto ha chiamato la polizia. L’episodio non è stato un caso isolato e Starbucks, oltre a presentare le sue scuse, il 29 maggio chiuderà per diverse ore ottomila negozi americani allo scopo di condurre corsi di sensibilità anti-razzista.