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 2018  maggio 08 Martedì calendario

Il triangolo che non paga le tasse

Il triangolo del contrabbando di sigarette è quello che non ti aspetti. Parte da Napoli, tocca Milano e si chiude a Pavia. Non c’è più solo Adelina – interpretata da Sofia Loren nel film del ’63 Ieri, oggi, domani - a piazzare un banchetto e vendere sigarette di contrabbando per i vicoli di Napoli. Non c’è nemmeno bisogno di ricorrere a maternità in serie, come nel suo caso, pur di non finire in carcere. Oggi il contrabbando non ha bisogno di Adelina ma dei tanti Gheorghe, Stanislaw, Li, Hao, Biko o Azizi che si trovano nei Paesi dell’Est, in Cina o in Africa e che portano i loro traffici in Italia e, da qui, li dirigono in tutta Europa.
Continua pagina 11 Roberto Galullo e Angelo Mincuzzi 
Napoli. Dai nostri inviati 
Continua da pagina 1 Anche se neppure oggi mancano, nel centro di Napoli, i famosi “banchini”. Le marche che contrabbandano – oltre a quelle dei colossi muiltinazionali – hanno spesso nomi accattivanti o esotici: Regal, Palace, Karelia, Richman, Capital, Boss, Jin ling, Legend, Marble. Mark 1, America legend.
«Nell’ultimo decennio abbiamo assistito a una recrudescenza del fenomeno – concordano i comandanti dei Nuclei di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli e Caserta, Giovanni Salerno e Luca Cioffi -, anche se le modalità sono cambiate rispetto agli anni 70 e agli anni 90».
I “banchini” nel centro di Napoli 
Basta farsi un giro nei dintorni della stazione centrale o nei mercati rionali adiacenti per trovare decine di banchini di sigarette di contrabbando o contraffatte. 
Quasi 6 sigarette ogni 100 fumate in Italia sono di provenienza illecita (il 5,8% circa). Una percentuale inferiore ad altri Stati europei dove in alcuni casi si supera il 15% (come in Irlanda, Grecia e Regno Unito) o addirittura il 20% (come in Lettonia e Norvegia) ma pur sempre in grado di creare un consistente danno al Fisco. I 4,4 miliardi di “bionde” illegali fumate nel 2016 hanno provocato un mancato introito di 809 milioni di euro per le casse dello Stato.
Il contrabbando di sigarette provoca nella Ue una perdita di oltre 10 miliardi di euro all’anno per diritti doganali, diritti di accisa e Iva. In Europa secondo l’ultimo dato omogeneo e confrontabile disponibile, nel 2015 sono stati veduti complessivamente 502 miliardi di sigarette nel mercato lecito. L’Italia, in valori assoluti, è il secondo mercato europeo in termini di consumo (74 miliardi), preceduta soltanto dalla Germania. Scende invece al 9° posto per consumo pro capite con circa 120 milioni di sigarette fumate ogni 100mila abitanti. 
Sempre in Europa l’incidenza del consumo illecito varia molto da Stato a Stato. In testa c’è la Lettonia con oltre 26 sigarette illecite ogni 100 fumate, a seguire la Norvegia (quasi il 21%), la Grecia (circa il 20%), Lituania e Polonia (rispettivamente circa 19% e 17%). In Italia la percentuale si aggira intorno al 6% (la sola quota di “illicit white” sul totale italiano di sigarette illecite sfiora il 50%).
Illecito a Napoli un pacchetto su tre 
Un dato che balza agli occhi dall’analisi delle sigarette sequestrate nel biennio 2015-2016 è che a Napoli è illecito quasi un pacchetto su tre (28%); seguono nella classifica dell’“illegalità” Palermo (12%), Giugliano (provincia di Napoli, 10%) e Salerno (più del 6%). L’unica città del Nord Italia a posizionarsi nei primi posti è Trieste (4,4%): un dato che conferma il ruolo strategico giocato dalle zone di confine nel commercio illegale di sigarette. Trieste è seguita da Milano e Torino (entrambe con il 2,1%). 
Gli studi evidenziano una stretta correlazione tra il tasso di disoccupazione e il consumo di sigarette illecite. Non solo. Anche la presenza sul territorio del crimine organizzato spinge il traffico di “bionde” illegali. Il prezzo medio del mercato illegale napoletano è fra i più bassi tra i capoluoghi italiani e si attesta intorno a 2,80 euro a pacchetto. Anche la proporzione fra le “illicit white” e i brand noti è sbilanciata verso le prime, con una quota di oltre il 50%. Tra i marchi più venduti di “illicit white” nel capoluogo campano ci sono le Regina, le American Legend, le Email, le Minsk, le Mark 1 e le 821. 
Secondo i dati del rapporto “Project sun” realizzato da Kpmg, Napoli continua a essere la città dei record: qui si effettua il 45% delle vendite di sigarette illecite sul territorio italiano.
La Guardia di Finanza di Napoli ha calcolato che il prezzo all’ingrosso di una cassa di sigarette – che contiene 50 stecche – è di circa 100 euro. Le casse vengono poi introdotte sul mercato clandestino a un prezzo che oscilla tra i 500 e gli oltre 1.000 euro a seconda della tipologia di tabacco e della qualità delle sigarette. Normalmente il prezzo al dettaglio sul mercato clandestino oscilla tra i 2,50 e i 3,50 euro al pacchetto.
Le vie della movida milanese 
Se a Napoli i dintorni della stazione sono popolati da più o meno improbabili venditori di “stecche”, con i loro immancabili “banchini”, a Milano a essere interessata dal fenomeno del contrabbando è innanzitutto la via della movida, Corso Como e vie adiacenti, piene di locali e discoteche che il fine settimana brulicano di giovani disposti a tutto quando sono a secco di sigarette. La vendita e gestita dai cingalesi e cittadini del Bangladesh. Vendono rose, aste per selfie e hanno in mano sigarette originali, che acquistano presso i tabaccai all’orario di chiusura nei distributori automatici. Le sigarette sono originali con tanto di talloncino fiscale, ma cambia il prezzo di vendita. Partono dal prezzo originale del pacchetto con una richiesta di mancia per “l’operatore”. Quindi 5,20 euro il pacchetto di Marlboro Gold con la mancia le paghi 6 euro. Dopo le 24 il prezzo di base passa a 6 euro con relativa mancia le paghi 7 euro. Non hanno mai “spicci” se non pezzi da 1/2 euro (quindi tutto calcolato). 
A Milano non sono solo le vie del divertimento ad attrarre gli acquirenti. A Piazzale Cuoco c’è il Mercatino delle Pulci di Corvetto che la domenica apre intorno alle 10. In realtà sarebbe chiuso in quanto l’area e stata posta sotto sequestro ma si trova ancora di tutto. Sigarette comprese. Qui pullulano ucraini, moldavi, polacchi e rumeni che vendono Marlboro Rosse e Gold con talloncino di Stato ucraino. Il resto è gestito da maghrebini, marocchini ed egiziani che vendono “illicit white” a marchio Marble, Regina, American Legend e marche del mercato libico e degli Emirati Arabi. 
La fabbrica clandestina di Pavia 
Il triangolo del contrabbando si chiude a Pavia. Quando sono entrati nel capannone industriale alla periferia di Sannazzaro de’ Burgondi, 5.290 abitanti nella bassa Lomellina, gli uomini del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Pavia non hanno creduto ai loro occhi. Tutto si aspettavano, tranne che di trovare una fabbrica clandestina di sigarette (poi sequestrata) nascosta in un edificio dismesso, in piena Pianura Padana. Il primo e finora unico impianto di questo tipo mai scoperto sul territorio italiano. «Pensavamo a un deposito di bionde, e invece la sorpresa è stata grande», racconta il comandante provinciale delle Fiamme Gialle, Cesare Maragoni. 
In Italia una cosa del genere non era mai accaduta. Le fabbriche di sigarette di contrabbando sono dislocate nell’Europa del Est, in Bielorussia, in Ucraina, in Moldova. Oppure in Grecia. Ma non in Italia. Eppure, nel capannone industriale di Sannazzaro de’ Burgondi erano in piena attività macchinari in grado di produrre fino a 2.800 sigarette al minuto. Vale a dire 46 bionde al secondo, 168mila all’ora, più di 4 milioni al giorno. 
Parliamo di una produzione teorica di 1,5 miliardi di sigarette all’anno, cioè 7,5 milioni di stecche, 75 milioni di pacchetti che sul mercato clandestino valgono oltre 250 milioni di euro. In teoria, naturalmente, perché una lavorazione di tale intensità avrebbe richiesto impianti in funzione 24 ore su 24 e approvvigionamenti continui di tabacco, filtri, cartine e imballaggi, che pure erano presenti in grandi quantità nel capannone al momento dell’irruzione della Guardia di Finanza il 24 novembre 2017.