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 2018  maggio 08 Martedì calendario

Macron ha il mito di Camus

Quali sono i libri sul comodino del presidente francese Emmanuel Macron? Ebbene sì, tra una visita di Stato negli Stati Uniti e una a Putin, il président legge e lo fa sapere. È uscita inizio maggio, proprio nei giorni in cui si celebra il primo anno della sua ascesa al potere, un’intervista alla «Nouvelle Revue Française», la prestigiosa rivista edita da Gallimard, sul suo rapporto con la letteratura.
Come sottolinea Michel Crépu, il redattore capo della Nrf in una «tribuna» su «Le Monde», che ha pubblicato alcuni stralci dell’intervista, quella dei presidenti della Repubblica francese con la letteratura è una lunga storia. Basta guardare le foto ufficiali che recano quasi tutte sullo sfondo le copertine in cuoio dei libri. Ma, a parte De Gaulle e Mitterrand che avevano una relazione profonda con la letteratura, per gli altri, da Giscard a Sarkozy, passando per Chirac e Hollande, si trattava piuttosto di facciata, di «comunicazione», come si dice. Per Emmanuel Macron il discorso è diverso: «Ho fatto molta filosofia, ma è soprattutto la letteratura che mi ha strutturato», dice in un passaggio dell’intervista. Da Colette a Giono (autori che gli leggeva la nonna), poi il «meraviglioso» Giraudoux (autore di teatro che, secondo il presidente, «nessuno legge più»), Gide e Camus scoperti all’adolescenza, e poi Proust e Céline, e René Char per la poesia. Molti sono gli autori citati da Emmanuel Macron, che è stato descritto anch’egli come un personaggio da romanzo, un novello Rastignac di balzacchiana memoria, arrivato dalla provincia a conquistare la capitale.
E la letteratura entra anche nelle relazioni internazionali: «Con un uomo come Vladimir Putin, l’arte, la musica, la letteratura, la storia hanno una forte risonanza». Di Angela Merkel dice: «È più scientifica che letteraria nel suo rapporto con le cose, ma la musica ha per lei una grande importanza» (e il presidente, sia detto en passant, è anche un discreto pianista). «In Africa», secondo Macron, con alcuni dirigenti «la letteratura svolge un vero ruolo, perché l’ombra di Senghor è sempre presente». Dell’Italia non parla, ma sappiamo che la ama. Non è forse nella preparazione di una pièce di Eduardo De Filippo, «L’arte della commedia», che ha incontrato, quando era ancora al liceo, Brigitte? Esattamente un’anno fa, mi trovai dal mio fruttivendolo, a scambiare due parole con quella che non era ancora la première dame, e mi parlò del loro amore per l’Italia: «Per lui è Napoli, per me è Roma!».
Un’altra parte importante dell’intervista è consacrata al modo di essere presidente che, secondo Macron, è necessariamente «duplice». Da una parte, c’è l’esercizio del potere, dall’altra, «l’incarnazione del Paese, della nazione». E il presidente accetta questa dualità e assume «totalmente la verticalità del potere, che incrocia l’orizzontalità dell’azione politica». «C’è un tempo per la deliberazione e un tempo per la decisione» – sostiene Macron – «i due momenti non si possono confondere e bisogna fare attenzione a che la deliberazione non diventi indeterminazione». La posta in gioco non è niente meno che quella di «uscire dall’insignificanza» e «ritrovare la possibilità di costruire».
Ironia della storia, con la «s» minuscola, l’intervista è condotta, insieme a Alexandre Duval-Stalla, da Michel Crépu, che fu implicato nell’affaire Fillon, a cui quest’ultimo dedica un saggio uscito in aprile da Gallimard, «Un empêchement» (Michel Crépu era all’epoca il direttore della «Révue des deux mondes» che aveva impiegato, secondo alcuni in modo fittizio, la moglie del candidato, sfortunato, alle primarie della destra). Ma Macron guarda alla Storia con la «S» maiuscola: «I francesi sono tristi quando la politica si riduce al suo lato tecnico, o diventa politichese. Essi amano che ci sia una storia. Io ne sono la prova vivente!». Ed aggiunge: «Io non sono che l’emanazione del gusto del popolo francese per l’aspetto romanzato della politica. Insomma, si è sempre lo strumento di qualche cosa che va al di là di quel che siamo». Ed è anche in questo aspetto trascendente che risiede parte della Grandeur di questo Paese.