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 2018  maggio 07 Lunedì calendario

La Fondazione Nobel ha paura dello scandalo

La Fondazione che finanzia i premi teme gli effetti dello scandalo su economia, fisica e chimica. Si “impugna” il testamento per esautorare “gli dei dell’Olimpo” dell’Accademia di Svezia. Che continua a perdere pezzi STOCCOLMA È il momento della paura. La Fondazione Nobel, parati i colpi, teme che lo scandalo si divori tutto pezzo dopo pezzo. Göran K. Hansson, segretario generale dell’Accademia delle Scienze, che assegna i Nobel di economia, chimica e fisica, è preoccupato. È in viaggio ma risponde a una mail in cui confessa a Repubblica la paura di vedere trascinata l’istituzione di cui è a capo dentro questa brutta storia di molestie e scandali finanziari: «Siamo totalmente indipendenti dall’Accademia svedese», rimarca. «Con gli accademici che assegnano il Nobel per la letteratura condividiamo una responsabilità generale ma facciamo le nostre valutazioni e prendiamo le nostre decisioni in modo del tutto indipendente». Hansson siede anche nel board della Fondazione Nobel. Le sue precisazioni illuminano una frattura sempre più evidente: «Sono preoccupato del rischio che vengano confuse le due accademie. Spero che nel mondo si capisca, che si sappia distinguere». Hansoon non parla a nome della Fondazione, ma vi fa parte. Le sue dichiarazioni confermano quanto ci dice subito dopo Annika Pontikis, direttrice della comunicazione della Fondazione stessa: «La crisi dell’accademia svedese ha ferito la reputazione del premio Nobel, che viene percepito come un unico premio, senza sapere che la selezione delle diverse categorie dipende da istituzioni indipendenti». Particolare non irrilevante, perché nelle ultime ore si è fatta sempre più strada l’idea che sia stata proprio la Fondazione a volere la cancellazione del Nobel per la letteratura, privando l’Accademia svedese del suo giocattolo preferito. L’amministratore delegato della Fondazione Nobel Lars Heikensten ha rilasciato un’intervista al Dagen Nyheter dicendo che «è necessario che l’Accademia faccia una pausa». Come in un’appassionante saga mitologica il premio Nobel deflagra in battaglie tra buoni e cattivi, angeli e demoni, scudieri della tradizione e alfieri del nuovo. Era inevitabile che si arrivasse a una resa dei conti: da una parte la Fondazione, che finanzia il premio della letteratura con 8 milioni di corone svedesi, dall’altra, sferzata dal ciclone devastatore Jean-Claude Arnault, l’Accademia svedese. Che nel frattempo perde pezzi. È notizia di ieri la lettera di dimissioni di Lotta Lotass. Il nuovo statuto permette di abbandonare il cenacolo su richiesta scritta. Lotass, scrittrice, giurata dal 2009, ha raccontato come l’Accademia abbia tentato di dissuaderla: «Mi è stato chiesto di ripensarci ma confermo di voler uscire». La favola dell’“unanimità” ripetuta per giorni dagli accademici è saltata. Non convince la rassicurazione del presidente del Comitato Nobel Per Wästberg a Repubblica sulla decisione di rimandare il Nobel «presa di comune accordo». La volontà appare tutt’altro che compatta. La Fondazione si sente garante dello spirito originario del premio, custodito del testamento di Alfred Nobel. La scrittrice Ingrid Carlberg spiega che proprio il testamento potrebbe diventare l’ago della bilancia: «Nelle sue ultime volontà Nobel parla di una generica accademia a Stoccolma. La Fondazione potrebbe anche attaccarsi a questo dettaglio per decidere di togliere il premio all’Accademia svedese». Annika Pontikis rassicura: «È importante restaurare la fiducia persa. L’Accademia dovrà da ora in poi rendere conto delle sue attività e rispettare regole sulla riservatezza e il conflitto di interessi». Per capire il garbuglio che sta spingendo la Fondazione a cacciare gli dèi dall’Olimpo, bisogna considerare più cose. Prima di tutto che i vari Nobel sono consegnati da istituzioni diverse: quello della letteratura dall’Accademia svedese, economia, chimica e fisica dall’Accademia delle Scienze, medicina dall’istituto Karolinska. Mentre quello per la Pace è stato affidato a un comitato norvegese e consegnato a Oslo. È questa la vera paura di Holsson e della Fondazione: che l’affaire Arnault – accusato di molestie e di vari altri misfatti, compresi illeciti finanziari – possa intaccare la rispettabilità dell’intera giostra. Per i membri dell’Accademia svedese finora colmi di privilegi (i voli, gli appartamenti in Svezia e all’estero, i gettoni di presenza mai rivelati finora iniziano a circolare sui giornali) vedere minacciata la loro intoccabilità può segnare l’inizio di un nuovo corso. Tanto che s’inizia a mettere in discussione anche la legittimità stessa di un Nobel per la letteratura. Il Parnaso letterario più celebre del mondo potrebbe avere le ore contate.