la Repubblica, 7 maggio 2018
L’Iran: «America ti pentirai di aver disdetto l’accordo sul nucleare»
new york «Se gli Stati Uniti abbandoneranno l’accordo nucleare lo rimpiangeranno come mai prima nella storia». A pochi giorni dalla decisione di Donald Trump (la data è il 12 maggio) l’Iran mette in guardia la Casa Bianca e chiede il sostegno dei Paesi europei. Lo fa dando la parola al presidente Hassan Rouhani, esponente della cosiddetta ala ‘ moderata’ della Repubblica islamica («su questo tutte le tendenze politiche, siano esse di destra, conservatrici o moderate, sono unite», ha precisato) in un discorso trasmesso in diretta dalla tv di Stato. «Qualunque sia la decisione di Trump, noi resisteremo», ha aggiunto Rouhani senza spiegare in che cosa consisterebbe questa resistenza ma limitandosi ad un generico «le direttive necessarie sono state impartite alle organizzazioni coinvolte e all’organizzazione iraniana per l’energia atomica». Parole che più che a Washington sono rivolte agli altri Paesi coinvolti nell’accordo voluto da Obama nel 2015 (Russia, Cina, Regno Unito, Francia e Germania) e in particolare alle cancellerie europee invitate «a prendere le distanze dalla linea degli Stati Uniti». L’Europa ( con la Francia in prima linea) sta cercando di preservare l’accordo sul nucleare e non potendo arrivare ad uno scontro con gli Usa, sta cercando di convincere l’Iran a negoziare sulla questione dei missili e il suo ruolo nella regione. Al momento ha ottenuto solo un no, visto che Rouhani ha confermato che l’Iran «costruirà quanti più missili e armi sono necessari per la sua difesa». The Donald non sembra intenzionato a fare marcia indietro. Lo ha spiegato ieri in una telefonata alla premier britannica Theresa May cui ha detto che la sua precisa volontà è che l’Iran «non abbia mai armi nucleari». Una telefonata fatta alla vigilia dell’arrivo del ministro degli Esteri britannico Boris Johnson, da ieri pomeriggio a Washington per cercare di convincere il presidente a non abbandonare l’accordo. Chi si schiera senza se e senza ma con Trump è il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Che dopo aver illustrato nei giorni scorsi le ‘ bugie’ degli ayatollah ( con documenti ottenuti dall’intelligence di Gerusalemme) ha parlato di un «accordo orribile, che consentirà all’Iran di portare a compimento il suo arsenale nucleare in un tempo molto breve». Motivo per il quale ha minacciato nuovamente di voler «bloccare sul nascere l’aggressività iraniana», anche se questo significasse una guerra: «Meglio adesso che in una fase successiva». Convinto come è della necessità di far saltare l’accordo con gli ayatollah di Teheran, il presidente Usa ha usato ogni mezzo. È di ieri la notizia (rivelata dai media britannici) che nel maggio 2017 la Casa Bianca di Trump ha assunto un’agenzia di intelligence privata israeliana per orchestrare una campagna ‘ sporca’ contro Ben Rhodes ( uno dei consiglieri per la Sicurezza nazionale di Obama) e Colin Kahl ( consigliere di Joe Biden, il vicepresidente di Obama), due degli uomini chiave della trattativa Usa-Iran.